La Nuova Sardegna

Il prete anti-gay finisce a giudizio

Il prete anti-gay finisce a giudizio

Don Pusceddu accusato di lesioni e minacce per gli schiaffi a un marito infedele

15 giugno 2016
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CAGLIARI. Non gli vanno a genio le coppie omosessuali, non gli piacciono neppure gli amori che sbocciano fuori dal contesto formale e religioso del matrimonio. Quarant’anni, nato a Capoterra ed ex parroco di Vallermosa, don Massimiliano Pusceddu è un sacerdote che non le manda a dire. Anzi: le ha dette nel corso di una predica in parrocchia che ha fatto il giro d’Italia sollevando ondate di polemiche velenose. Presto però dovrà giustificare davanti ai giudici del tribunale la sua abitudine a usare modi spicci, ai confini estremi della violenza, per affermare i propri principii che a suo dire rispecchiano quelli della Chiesa: accusato di lesioni personali, minacce e porto di un’arma da fuoco di cui non aveva denunciato il trasferimento, il vulcanico prete è stato rinviato a giudizio dal gup Giuseppe Pintori e dovrà presentarsi davanti ai giudici il prossimo 4 di novembre. I fatti contestati dal pm Emanuele Secci sono questi e risalgono al 15 novembre di due anni fa: ascoltate con grande interesse le confessioni di una parrocchia di Vallermosa che gli aveva parlato di presunti tradimenti da parte del marito, don Pusceddu - stando alle accuse - avrebbe deciso di affrontare la questione a modo suo. Trovato l’uomo, Valentino Setti (45 anni) l’avrebbe preso a schiaffi con le sue manone da pugile procurandogli - così dicono i certificati medici - una cervicalgia post traumatica. Subito dopo, per rafforzare l’iniziativa di dissuasione dal tradimento coniugale, avrebbe estratto dall’abito talare una pistola a tamburo Smith and Wesson calibro 38, limitandosi ad appoggiarla su un tavolino. Un modo a dir poco esplicito per chiarire a quale rischio sarebbe andato incontro il marito infedele se avesse proseguito nel suo comportamento, che l’atletico parroco giudicava disdicevole. Un modo che però, per il codice penale, rappresenta una grave minaccia.

Da quel fatto sono nate denunce e indagini, che hanno condotto il sacerdote all’udienza preliminare, difeso dall’avvocato Francesco Olla, e quindi al rinvio a giudizio per una sfilza di reati piuttosto insoliti per un uomo di Chiesa.

Con lui andrà al giudizio del tribunale anche Efisio Giuseppe Spano (40 anni) di Vallermosa, accusato di concorso in lesioni, ma anche lo stesso Valentino Setti - amministratore della società Top Carni Sardegna - accusato di violenza privata: stando alla Procura avrebbe bloccato il meccanismo d’apertura elettronica del cancello della sua azienda e, impugnato un coltello, minacciato il sacerdote e il suo sodale che chiedevano di entrare.

Fondatore della gruppo «Gli apostoli di Maria», già conosciuto in Sardegna per la sua passione per il pugilato che ha praticato per alcuni anni, don Massimiliano Pusceddu è finito in questi giorni al centro di aspre polemiche per la sua predica contro gli omosessuali, nei confronti dei quali - citando la lettera di San Paolo ai Romani - aveva ipotizzato la morte spirituale. Tesi molto soggettive ribadite in un'intervista alla trasmissione «La Zanzara» di Radio24.

Critiche estese con forza anche al parlamento, per via della legge sulle unioni civili: per don Pusceddu quella legge rappresenterebbe «un colpo al cuore della famiglia». Secondo il sacerdote infatti Dio ha creato l’uomo e la donna perché loro si unissero nel matrimonio e potessero generare figli. Le altre possibilità a suo giudizio non sono ammissibili e andrebbero combattute. Durissimo il giudizio anche sull’insegnamento nelle scuole della teoria gender che andrebbe liquidato, sostiene don Pusceddu, semplicemente come «una porcheria».

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