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Novemila disoccupati uno in ogni famiglia

Novemila disoccupati uno in ogni famiglia

CARBONIA. Nella città simbolo della sinistra, la “Carbonia rossa” i lavoratori hanno cambiato colore. Il tempo in cui “eravamo tutti comunisti” appare lontano millenni. E l’elettorato, stanco di non...

21 giugno 2016
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CARBONIA. Nella città simbolo della sinistra, la “Carbonia rossa” i lavoratori hanno cambiato colore. Il tempo in cui “eravamo tutti comunisti” appare lontano millenni. E l’elettorato, stanco di non avere risposte risolutive e preoccupato per l’assenza di certezze per il futuro, ha deciso di dare una possibilità a chi propone il cambiamento.

«La situazione economica è devastante – spiega Roberto Puddu, segretario della Cgil -. Il territorio conta quasi 38 mila disoccupati, 9100 dei quali nella sola Carbonia. La disoccupazione giovanile è al 70 per cento; gli ammortizzatori sociali stanno per terminare, e la situazione sta andando sempre peggio. Né le prospettive, se non decolleranno gli interventi previsti, il piano Sulcis per primo, appaiono tranquillizzanti. Il rischio è di un grande tsunami che rischia di travolgere tutto. Se l’Alcoa non riparte la centrale elettrica non avrà senso. Ma senza la centrale elettrica non servirà più il porto industriale. Se non cambieranno le condizioni, insomma, si rischia un vero e proprio smantellamento di tutto l’esistente. È Carbonia la città che soffre di più – continua Roberto Puddu – è normale il malessere in un centro di 28 mila abitanti dove vivono circa diecimila famiglie. Ognuna delle quali ha un disoccupato in casa, che vive spesso solo grazie alla pensione del vecchio padre ex minatore. Una categoria, quella dei pensionati, che mette in circolo milioni di euro ma che, ormai, è purtroppo in esaurimento. È l’intera città che senza quel flusso di denaro rischia la morte. A meno che il polo industriale non rinasca – conclude il segretario della Cgil – e non riprenda a creare posti di lavoro. Parlare di battaglie di retroguardia, nella difesa delle industrie, significa far morire il territorio». (gfn)

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