La Nuova Sardegna

Tra opportunità e catastrofe la politica litiga sul futuro Ue

Per il governatore è una sconfitta dell’Europa. L’assessore Paci: nessuna conseguenza per noi Mauro Pili esalta la scelta degli inglesi. Per gli M5s: il popolo sovrano ha fatto la sua scelta

25 giugno 2016
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CAGLIARI. Lo tsunami della Brexit si abbatte sull’isola. La politica si divide tra chi vede l’uscita dell’Inghilterra come un errore e chi esalta la scelta britannica. Tutti cercano di spiegare che le conseguenze per l’isola saranno limitate. Ma al di là delle prese di posizione politiche la maggiore difficoltà per i sardi che vorranno andare nel Regno Unito per lavorare o studiare sembrano evidenti.

L’errore. Non ha dubbi il governatore Francesco Pigliaru. «Sono molto dispiaciuto per questo risultato. La Gran Bretagna, con la cultura che rappresenta, è ingrediente essenziale di un’Europa democratica, aperta, coesa – dice Pigliaru –. Tutti conosciamo il ruolo che questo Paese ha avuto e l’enorme sacrificio che ha dovuto affrontare per difendere i valori della democrazia nel nostro continente. La scelta di uscire dall’Unione è un segnale che io ritengo profondamente sbagliato, ma chiaro e forte. Questa Europa deve cambiare il modo di pensare alla propria unità e alla maniera in cui l’unità stessa può essere un valore per i cittadini. L’alternativa sono le tante piccole patrie, esposte a continue occasioni di conflitto, che pensavamo di avere definitivamente consegnato al passato».

No panic please. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci mette da parte le ideologie. Affronta il tema con pragmatismo. «Con la Brexit non ci saranno effetti economici per la Sardegna né per l'Italia – spiega Paci –, tutte le previsioni dicono che chi ci andrà a perdere dal punto di vista economico saranno gli inglesi. In particolare nel settore finanziario che è il loro vero punto di forza. Il tema è più politico. Il distacco della Gran Bretagna potrebbe essere un gravissimo colpo al lungo periodo di pace e prosperità che l'Unione Europea ha garantito negli ultimi 70 anni. Il risultato del referendum deve far riflettere sul futuro dell'Unione. Bisogna pensare sempre più all'Europa come a una regione in cui devono circolare non solo soldi, ma anche idee, principi, ideali. A questo devono contribuire anche i sardi. In Europa ci sono le vere grandi opportunità per i giovani».

Opportunità. Ma non tutti vedono in modo negativo il voto in Inghilterra. L’assessore ai Lavori pubblici e leader del Partito dei sardi Paolo Maninchedda punta più sull’opportunità che ora si apre. Ma ricorda che il Pds è un partito europeista. «Le piccole patrie non hanno mai acceso conflitti, li hanno subiti – dice Maninchedda –. È il germe imperialista che ha spaccato l'Europa e Inghilterra e Germania ne sono le patrie di elezione. La Sardegna guarda alla brexit come una crisi che genera opportunità. I sardi sono per un'Europa delle libertà, delle integrazioni e della vera partecipazione».

I crisisti. «Da tempo abbiamo denunciato che così come è il modello europeo è in crisi e ha aggravato il declino economico e sociale dei nostri paesi – dice il coordinatore di Forza Italia Ugo Cappellacci –. Il sogno dell’Europa dei popoli che ha animato la nostra generazione è stato sostituito dall’incubo di un’unione dei burocrati e dell’alta finanza, con un’invasività patologica sulla sovranità nazionale e su quella popolare. È sconcertante che, mentre Cameron rassegna le dimissioni, in Italia tornino alla carica gli integralisti alla Monti e alla Prodi, che rappresentano l’emblema dell’Europa che non vogliamo. È un film già visto: invitano sempre ad evitare baratri immaginari, predicano attenzione e cautela per poi gettare il Paese in precipizi di cui neppure si vede il fondo. Non è un caso se la “loro” Eurolandia sia vista con diffidenza da chi ha sempre guardato con favore all’Europa unita».

I pro Brexit. Non nasconde la sua soddisfazione per la Brexit anche il responsabile regionale di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda, che subito auspica un effetto domino. E dopo la Brexit si ipotizza una Italexit. «Un tassello dopo l'altro si sta sgretolando quel sogno di un’Europa dei popoli e delle Patrie che nel tempo è diventato un incubo e una prigione. Se solo avessimo la possibilità di votare in ogni nazione si accorgerebbero che questa Unione Europea è detestata. Sovranità politica e monetaria». Anche i 5 stelle sembrano sostenere la Brexit. «Dopo tutto il terrorismo mediatico – scrive la parlamentare grillina Manuela Serra – i cittadini britannici hanno scelto Brexit». Il deputato di Unidos Mauro Pili è vicino alle scelte dei seguaci di Nigel Farage con un post celebrativo su Facebook. «Il coraggio di spezzare le catene. La libertà di decidere il proprio futuro con il voto popolare, senza dipendere da lobby e poteri forti. La forza di reagire, non per chiudersi ma per aprirsi. Non guidati da burosauri ma dalle scelte dei cittadini. L'ambizione di essere protagonisti del proprio futuro. Senza cedere alle intimidazioni, ai ricatti, ai condizionamenti. Liberi, anche oltre gli interessi contingenti. Onore al popolo inglese. Coraggio al popolo sardo». (lroj)

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