La Nuova Sardegna

Graziano Nudda, il direttore della protezione civile

«Una macchina quasi perfetta, impedito il disastro ambientale»

di Claudio Zoccheddu
«Una macchina quasi perfetta, impedito il disastro ambientale»

SASSARI. La stanza dei bottoni è quella dove gli incendi vengono segnalati, sezionati, indagati e combattuti sfruttando un apparato composto da migliaia di uomini addestrati ad affrontare le...

05 luglio 2016
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SASSARI. La stanza dei bottoni è quella dove gli incendi vengono segnalati, sezionati, indagati e combattuti sfruttando un apparato composto da migliaia di uomini addestrati ad affrontare le emergenze con un approccio quasi scientifico. Anche la scienza, però, può inciampare. Soprattutto quando il fenomeno da combattere è imprevedibile e legato a una quantità di variabili che sfuggono a chi ha la casa minacciata dalle fiamme oppure a chi deve fare la conta dei danni nella sua azienda, dove il fuoco ha bruciato anche il futuro.

Gli specialisti. Sono le anime della lotta alle emergenze. E il cuore è la centrale operativa dove lavora, tra gli altri, il direttore generale della Protezione civile, Graziano Nudda: «Comprendiamo le polemiche ma il nostro è un lavoro complicato e siamo felici che questa volta non si sia ripetuta la tragedia di sette anni fa tra Bonorva e Ploaghe, quando persero la vita due persone e andarono in fumo 35mila ettari di territorio in meno di 40 ore». Graziano Nudda non ha nulla da rimproverare agli uomini che hanno gestito l’emergenza dello scorso fine settimana: «Abbiamo fatto il possibile operando in circostanze complicate. Il sistema ha risposto benissimo alla sollecitazione e abbiamo perso 4mila ettari di territorio, otto pecore e tre cavalli. Sarebbe potuta andare molto peggio e stiamo facendo il possibile affinché la prossima volta, sperando che non ce sia un’altra, vada meglio».

I tempi. Per far scattare la macchina dell’antincendio regionale c’è bisogno di tempo. Pochi minuti che possono sembrare ore a chi vede il fuoco che avanza tra le stoppie. «Il meccanismo è più meno questo», spiega Nudda, «l’incendio viene segnalato dalla vedette del Corpo forestale o dalle chiamate dei cittadini al 115. Tutte le decisioni spettano ai comandi provinciali della Forestale che valutano le informazioni, le condizioni climatiche e le statistiche disponibili. Sembra un procedimento lungo ma in realtà avviene in un attimo. Una volta chiarito il quadro, i comandi provinciali danno il via libera ai soccorsi: partono i mezzi antincendio e si sollevano gli elicotteri. In pochi minuti la macchina è in moto. Quando l’emergenza lo richiede, la Forestale chiama il Centro operativo aereo unificato che autorizza il volo dei Canadair. Gli aerei hanno un tempo minimo di 40 minuti per il decollo ma i piloti sono in gamba e spesso ce la fanno in mezz’ora. Sempre che si tratti dei tre aerei di stanza in Sardegna perché venerdì e sabato ne sono arrivati due dalla Sicilia e da Ciampino e in questo caso c’è bisogno di più tempo, anche due ore».

Convenzioni e vertenze. L’intesa con i vigili del fuoco non è stata ancora firmata. Perché entrino a tutti gli effetti nel piano antincendio regionale bisognerà attendere qualche giorno: «La prossima settima verrà firmato l’accordo», conferma Nudda, «la Regione ha impegnato 600mila euro e non ci saranno problemi. I vigili del fuoco, comunque, partecipano alla lotta agli incendi boschivi». Poi ci sono i barracelli, anche loro sul piede di guerra: «Sono utilissimi, conoscono il territorio e indirizzano i soccorsi con precisione. Stanno vivendo un momento difficile perché gli stanziamenti della Regione sono diminuiti ma l’assessorato agli Enti Locali ha trovato l’accordo con 100 compagnie e spero che anche le altre 40 possano mettersi d’accordo», spiega Nudda che non dimentica i i forestali, quelli in prima linea contro gli incendi: «Soffrono delle lungaggini per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Sono in agitazione e li capisco ma quando si tratta di combattere un’emergenza sono sul campo 24 ore su 24».

La prevenzione. Il meccanismo gira al massimo quando si lavora sotto stress. Gli interventi preventivi, invece, sono spesso in naftalina: «Forniamo assistenza per i piani antincendio comunali ma non tutti ne hanno uno in vigoe», ha detto ancora Graziano Nudda, «nei boschi spesso mancano le fasce parafuoco, quelle prive di vegetazione. Come manca la cultura della prevenzione negli agricoltori, che utilizzano mezzi come trattori e mietitrebbie anche se, in particolari condizioni climatiche, non dovrebbero. Quando però l’incendio è alimentato da tanti focolai e spinto dal vento non si può fare per prevenirlo».

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