La Nuova Sardegna

Il fratello: scuse inutili, sono una furbata

Il fratello: scuse inutili, sono una furbata

Manuel, tutore della vittima, non si ferma: noi chiediamo provvedimenti per quello che è accaduto

18 luglio 2016
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OLBIA. Nessun perdono. Per Manuel, fratello maggiore di L., le scuse di B. A. sono solo una maldestra mossa consigliata dal suo avvocato. «Scuse inopportune, inattendibili e per nulla sincere – commenta Manuel che è anche tutore legale di L. – . Una furbata per alleggerirsi la coscienza che non ci interessa. Non le prendo nemmeno in considerazione. Quel soggetto non si aspetti di essere perdonato. Noi vogliamo solo una cosa. Giustizia. In questi giorni abbiamo fatto un grande rumore perché cose di questo tipo non possono essere tollerate. Il video dell’aggressione a mio fratello ha scosso tante coscienze. Ora tocca alla giustizia fare la sua parte».

Manuel non nasconde di provare rabbia verso quel ragazzo di 27 anni che ha massacrato il fratello, affetto da una grave disabilità psichica, tra l’altro negata dall’aggressore nel suo post di scuse. «Lo conosceva da qualche mese e si fidava di lui – aggiunge Manuel –. Mio fratello è un ragazzo buono, ingenuo. Fa di tutto per avere una vita normale, nonostante la disabilità al 90 per cento. Ma per lui tutte le persone sono buone, non distingue il bene dal male». Manuel parla con fatica. È ancora sconvolto per quel video, per la violenza che ha subito il fratello, per quelle altre persone che sono rimaste a guardare senza intervenire. «Poteva morire sotto quei colpi – sottolinea –. L. non ha reagito, sebbene in passato sia stato un campione di Taekwondo e kick boxing. L’aggressore di mio fratello va fermato, perché ha già picchiato e lo rifarà, è un violento. La giustizia non può aspettare che ci sia un morto per usare il pugno duro». Manuel fa riferimento ad alcuni precedenti episodi in cui B. A. è stato coinvolto. Precedenti confermati anche dai carabinieri. Uno dei quali una rissa durante la notte di Capodanno del 2014 a Sassari, in cui spuntò anche un fucile. «Mi dispiace per l’immagine che a livello nazionale viene fuori della mia terra. Siamo un popolo tranquillo, non violento – commenta –. Certo se penso che l’aggressore di mio fratello è stato solo denunciato in stato di libertà perché non c'è flagranza di reato mi sale la rabbia. Ma noi siamo persone civili, viviamo in uno Stato di diritto e non tolleriamo la violenza. Voglio dare fiducia alla giustizia e alla Procura di Nuoro da cui ci aspettiamo un provvedimento oggi». Ieri L. stava un po' meglio a livello fisico. Ma vedere la sua storia sui giornali, sulla rete, in televisione lo ha pesantemente scosso. «Sono commosso dalla straordinaria solidarietà che abbiamo ricevuto, persone che conosciamo, perfetti sconosciuti, la ministra Boschi – conclude Manuel –. Solo grazie alle loro parole trovo la forza di andare avanti e continuare questa battaglia. Fino a quando otterremo giustizia». (se.lu.)

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