La Nuova Sardegna

Il sardo sbarca sui social ma è una lingua inventata che nessuno parla

di Silvia Sanna
Il sardo sbarca sui social ma è una lingua inventata che nessuno parla

Facebook si apre alla limba: è il primo caso in Italia. L’idea di Lisandru Beccu. Ma gli errori sono in agguato

24 luglio 2016
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SASSARI. Mi piace, anzi “m’agradat”. E allora condivido il link, anzi su “ligàmene”. E visto che sono di buonumore mando un poke, pardon una “tumbadedda”. Eccolo Facebook in limba sarda, una creatura in evoluzione e continua trasformazione. Esiste da diversi mesi, fa parte delle 99 lingue ufficiali su fb. Ma pochi se n’erano accorti.

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La possibilità di ricevere notifiche e parlare di sé in sardo si muoveva sottotraccia nell’universo social. A lavorare a questo progetto rivoluzionario c’erano gruppi di persone talmente appassionate da perdere il sonno per costruire un nuovo vocabolario. L’effetto è un ibrido, un mix di centinaia di varianti, una lingua che nella realtà non esiste perché a tanti risulta incomprensibile anche a causa di diversi strafalcioni. Dove invece di “creare” un gruppo o una pagina si viene invitati “a deporre le uova” come le galline. Colpa di una vocale, criare invece di creare, e della voglia di tradurre in limba anche se si è incompetenti. Però il risultato è storico: perché il sardo fa da apripista in Italia e per la prima volta si confronta con il mondo.

L’idea. Lui si chiama Alessandro Beccu ma su Facebook, nel profilo in sardo, è Lisandru. È di Silanus, ha 30 anni ed è laureato in Infermieristica. I protagonisti della sua tesi, i microinfusori per diabetici, li ha descritti in limba. ma quale? «Quella comuna, approvata nel 2006, l’unica ufficiale. E che si rifà alla limba sarda unificata del 2001», racconta Lisandru. Che poi spiega come è nata l’idea di Facebook in sardo. «Ho visto che dalla Corsica l’avevano già fatto e allora ho deciso di provarci. Ho chiesto a Fb di attivare un programma di traduzione in sardo e ho aperto una pagina in cui chiedevo ai contatti di compilare un modulo per dare forza alla richiesta. È arrivato il via libera. Ad aprile avevamo un dizionario da tradurre». Ma non in italiano, in inglese «l’unica lingua utilizzata da Facebook per le operazioni di translate».

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Pronti via. Grande partecipazione, entusiasmo, gruppi di lavoro, gioco di squadra ma anche forti rivalità. «Alla fine i termini sono stati sottoposti a votazione – racconta Lisandru – ma non sempre hanno vinto i più corretti». Perché il problema principale, di questo enorme laboratorio, è stata l’eccessiva democrazia: tutti potevano partecipare, anche chi in sardo non ha mai detto neppure una parola.

Le curiosità. La “pagina printzipale” ha dovuto vedersela a lungo con le avversarie “domu” e “domo” e alla fine ha vinto. «Il sardo è più avanti dell’italiano – dice Lisandru – che ha mantenuto l’inglese home per la pagina iniziale». E poi ecco accanto al diariu il “como-como”: con un po’ di fantasia significa recenti, è l’elenco degli anni durante i quali sono stati pubblicati contenuti. E poi il “ligàmene” cioè il link: è stato un testa con “àcapiu”, cioè legaccio. Alla fine l’ha spuntata. E allora il Facebook sardu ti invita a “cumparzi unu ligàmene” ossia a condividere un link con sos “amigos. Tranne con quelli che sono stati bloccati, cioè “firmati”. E pazienza se si dice “frimmadi”.

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Come fare. La procedura è semplice. È sufficiente cliccare su Impostazioni e selezionare “lingua”. Compare la domanda “quale lingua vuoi utilizzare su Facebook?”. Versione per i sardi: “In cale limba ddu cheres impreare Facebook?”

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