La Nuova Sardegna

Un anno fa il crollo alla rotonda di Platamona: macerie e transenne, tutto è rimasto uguale

di Salvatore Santoni
Un anno fa il crollo alla rotonda di Platamona: macerie e transenne, tutto è rimasto uguale

Il 21 luglio 2015 il muro della spiaggia franò e travolse un gruppo di ragazzi. Da allora nulla è cambiato: solo una recinzione delimita l’area dell’incidente

25 luglio 2016
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SASSARI. Era una Rotonda di auto e asfalto, oggi è soltanto il cuore ferito di Platamona. Era il belvedere affacciato sul golfo dell'Asinara, ora è la cartolina sbiadita di una tragedia scampata. Platamona un anno dopo è Platamona come un anno fa: macerie, barriere in ferro e desolazione. Il tempo si è fermato al 21 luglio 2015, quando dieci metri di muraglione sono piombati sulle teste di un gruppo di ragazzi ferendone gravemente due. Tutto è rimasto intatto come quel giorno, come reperti nelle teche di un museo. I massi sono ancora nello stesso punto, inchiodati nella sabbia dai sigilli della Procura di Sassari. Che ha iscritto nel registro degli indagati tre dirigenti del Comune di Sorso, Maurizio Loriga, Mario Cappai e Marco Delrio e due di quello di Sassari, Marge Cannas e Claudio Castagna. I reati contestati sono imperizia, negligenza e imprudenza per non aver eseguito controlli, manutenzioni e tutto ciò che era nelle loro competenze per evitare la frana. E così, la Rotonda è diventata il simbolo dell'incuria che fa il paio con le macerie circostanti di altri due ex lidi. Regione e Comune di Sassari hanno annunciato finanziamenti e progetti che però stentano a partire.

Lancette ferme. Che i tempi di recupero sarebbero stati lunghi lo si era capito fin dalle prime settimane successive al crollo, quando ai dissuasori mobili in cemento l'amministrazione comunale preferì installare dei paletti fissi. Poi il mese scorso la notizia tanto attesa: «Ecco i fondi per Platamona, si parte a breve». E poi il silenzio. La Regione ha stanziato 300mila euro, il Comune ha avuto l'ok dal Tribunale per alcuni lavori di abbellimento e ne ha aggiunti altri 60mila, e c'è già un progetto di recupero complessivo. Quello che manca sono i cantieri. Oggi c'è la solita recinzione che delimita l'area dell'incidente ma non nasconde le macerie. Per celarle il Comune ha pensato di installare dei pannelli con le foto della storia di Platamona. In altre parole: occhio non vede, cuore non duole. Ma anche questa soluzione non è ancora arrivata. E nei giorni scorsi, qualcuno ha pensato bene di appiccicare una lapide di cartone per ricordare alla politica che il tempo passa in fretta. Dell'abbellimento con fioriere nuove dai mille colori - annunciato il mese scorso - non si vede nemmeno l'ombra. Quelle che ci sono vengono utilizzate impropriamente come pattumiere. In attesa della ricostruzione, intorno all'area sono nate nuove attività imprenditoriali: un ristorante, un bar, un bazar, uno stabilimento balneare e una paninoteca. Una piccola oasi incastonata tra il degrado circostante.

Flash back. Carlos e Patrizia hanno piantato l'ombrellone tra le barriere e il mare. Loro sono tra i bagnanti che il 21 luglio 2015 hanno assistito al crollo in presa diretta. Quando il muro è franato, lei si è sentita male ed è venuta giù come un masso, mentre lui è scattato a tirare fuori i ragazzi dalle macerie. «Ogni volta che ritorniamo qui – racconta la donna – rivedo quelle immagini e rivivo la scena. E tu mi dirai, perché ci ritorno? Sto bene qui, mi sento a casa. L'unica cosa è che devo stare attenta a dare le spalle al muro per non pensarci». Il giudizio di Carlos è più netto: «È una vergogna, non esiste che sia passato un anno e tutto sia rimasto uguale, non è un bel biglietto da visita».

I commenti. I bagnanti si dividono tra indignazione e indifferenza. Franco è un sassarese trapiantato in Piemonte. «Non è cambiato nulla – commenta l'uomo – e la cosa assurda è che ci sia il muro ancora in queste condizioni. Un anno fa sono arrivato che era appena accaduto, stavo andando in spiaggia e ho visto i soccorritori mentre portavano via i feriti. Non riesco a capire cosa stiano aspettando per sistemare la struttura». Emanuele e Miriana sono due giovani di Macomer che studiano a Sassari. Per loro è la prima volta a Platamona. Hanno trovato un posticino tranquillo vicino alla recinzione ma non si sono accorti che sono a un palmo dal luogo dell'incidente. Sapete del muro? Si voltano indietro, vedono le macerie: «Ah, è questo il punto dove c'è stato il crollo. Beh, veniamo qua perché è la spiaggia più vicina».

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