La Nuova Sardegna

Pd, Lai: no a Comandini, sì a Mele

Pd, Lai: no a Comandini, sì a Mele

Il senatore: una guida di garanzia per 3 mesi, poi le primarie. Domani l’assemblea

04 agosto 2016
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SASSARI. Domani il Pd sceglie il nuovo segretario. A Oristano l’assemblea sarà chiamata a eleggere il timoniere che dovrà prendere il posto di Renato Soru. In pole position c’è il consigliere regionale Piero Comandini, sostenuto da ex-Ds, renziani e soriani. Si chiama, invece, fuori l’area dei popolari-riformisti di Fadda e Cabras, che chiede di affidare la segreteria a una figura di garanzia in attesa delle primarie. A farsi portavoce di questa richiesta è il senatore Silvio Lai, già segretario regionale, che per il ruolo di traghettatore spende il nome della presidente del partito Giannarita Mele. «Quando il Pd nasce nel 2007 – dice Lai – c’è una base chiara di legittimazione che supera le appartenenze alle famiglie costitutive, quella delle primarie e dell’elezione diretta del segretario nazionale e regionale, volute fortemente da Veltroni per dare legittimazione popolare di elettori e iscritti al partito. Il segretario deve avere una legittimazione popolare forte e l’elezione indiretta è eccezionale e valida solo se avviene con un consenso larghissimo. Questo per evitare che ci si trovi davanti a una persona vincolata a singoli o a parti di organismi dirigenti, ma goda della più ampia autonomia e responsabilità dati dalla elezione popolare».

Nel Pd ci si è trovati più volte di fronte a queste situazioni. «Ma si è proceduto a indicare figure di garanzia o, come nel caso delle dimissioni di Veltroni, il vicesegretario come figura di transizione ma si è proceduto subito alla convocazione del congresso. Dove non si è fatto così, come dopo le dimissioni di Cabras si è arrivati sempre a condizioni traumatiche che hanno lasciato code di molti danni e di molti anni, come da noi. Ecco, qui sta la ragione della difficoltà attuale in Sardegna, laddove si propone una ipotesi che è contro la natura stessa del Pd e della sua essenza costitutiva. Solo un segretario eletto con le primarie ha legittimità piena».

Lai, dunque, dice no a Comandini, mentre non si tira indietro di fronte a Giannarita Mele. «Se non si vuole entrare in una nuova lunga stagione di diffidenze e divisioni, al di là del valore personale indiscusso delle persone di cui si sono fatti i nomi in questi giorni, bisogna evitare il conflitto insito in queste proposte che contrastano la natura del Pd. Non si può che seguire la strada maestra di un congresso al quale si può arrivare serenamente se si cerca una figura di garanzia» Di qui la ricetta di Lai. «Non essendoci un vicesegretario, per guidare il partito per i prossimi 3 o 4 mesi non si può che ricorrere al presidente, all’unica figura che ha già avuto il consenso dell’assemblea regionale un anno fa, che è stata espressione della minoranza che il congresso lo aveva perso e che ha l’autonomia e l’autorità per circondarsi di una segretaria operativa che gestisca la campagna del referendum e quella congressuale. E lì toccherà alla generazione nuova candidarsi alla segreteria in un congresso competitivo sulle idee e sui programmi, e non sui pochi numeri di organismi da rinnovare. Sono la Sardegna e la giunta regionale ad avere bisogno di un Pd legittimato e forte e non di una guida fragile, figlia di accordi piccini». (al.pi.)

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