La Nuova Sardegna

Tanta rabbia e bimbi in lacrime

Tanta rabbia e bimbi in lacrime

I passeggeri raccontano: nessuno dava spiegazioni, gli stranieri erano increduli

06 agosto 2016
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CAGLIARI. Un treno chiuso ermeticamente da cui non si può scendere, senza l’aria condizionata perché i motori sono spenti e con la prospettiva di un’attesa che diventa incalcolabile se nessuno, ma proprio nessuno, spiega che cosa sta succedendo e perché. Fosse stato inverno o anche soltanto primavera in mezzo alla campagna si poteva anche aspettare, ma ieri, alle 17, nella piana riarsa di Chilivani, sul Pendolino Atr 365 Olbia-Sassari-Cagliari sono state davvero le prove dell’inferno.

Il treno era partito puntuale alle 14.10 da Olbia, i passeggeri erano sardi e turisti molti dei quali con un volo o un traghetto che sarebbe partito in serata dal capoluogo. Tutti coloro che avevano un traghetto alle 18 o un aereo alle 19 (come tre siciliani), ieri l’hanno perso. Racconta Stefania Loriga, insegnante sassarese che la Nuova aveva intervistato in occasione del primo viaggio del Pendolino: «Un quarto d’ora prima di Chilivani ci siamo fermati per un guasto alla linea, ma i motori erano accesi e quindi avevamo l’aria condizionata. Dopo una mezz’ora siamo ripartiti e un quarto d’ora dopo ci siamo fermati di nuovo. Nessuno ha spiegato nulla, ma io ero vicina alla cabina degli autisti e quindi bussavo, mi hanno detto che era tutto fermo e che stavano cercando di resettare il sistema. Ho bussato ancora dopo un quarto d’ora ma non si riusciva a farlo ripartire. Siamo stati così, a motori spenti, per oltre due ore, direi due ore e mezzo». I turisti stranieri non si capacitavano, a poco a poco si cominciavano a sentire bambini che piangevano e scoppi di parole concitate. Dopo due ore il treno si è finalmente mosso, ma nello sconcerto generale è tornato indietro. A Chilivani i passeggeri sono scesi per prendere un altro treno, ma è partito in ritardo anche questo: «C’era caos - spiega l’insegnante – perché i vari ritardi stavano creando sovrapposizioni di treni».

Marco Bardini lavora nel settore trasporti: «È grave tra l’altro che non abbiano fatto annunci né in italiano né in inglese, nessuno, poi, si è scusato». «Nei display comparivano scritte ogni cinque minuti che annunciavano i ritardi – racconta un’archeologa – ma gli annunci servono per esempio ai non vedenti, che spesso viaggiano in treno». Il treno di questa linea ormai ha una cattiva reputazione: «Un ritardo di tre ore non era mai successo, ma un’ora, un’ora e mezzo – riprende Stefania Loriga – capita di frequente». Lunedì prossimo deve tornare a Sassari e ancora una volta ritenterà la sorte col Pendolino: «Per forza – spiega – non ci sono più i pullman e l’alternativa è solo la macchina». (a.s.)

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