La Nuova Sardegna

Sindache contro il Fertility day

di Claudio Zoccheddu
Sindache contro il Fertility day

Critiche alla Lorenzin: «È un’iniziativa indelicata. Servono strutture e lavoro»

03 settembre 2016
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SASSARI. È tutto sopra le righe, a cominciare dal nome. Il “Fertility day” del ministro Beatrice Lorenzin ha il sapore amaro dell’autogol a porta vuota. Un gesto assolutamente involontario ma talmente goffo da essere destinato a finire negli annali dell’autolesionismo.

Il parere dei sindaci sardi è quasi unanime e può essere riassunto in poche parole: la fertilità è un argomento importante ma doveva essere affrontato in un’altra maniera. Troppo forti le immagini proposte dalla campagna pubblicitaria, troppo indelicate le parole utilizzate per descrivere il problema. Troppo, insomma, quando forse sarebbe bastato presentare il problema e affrontarlo senza fare riferimenti a clessidre davanti ai pancioni, smiles che si insinuano sotto le coperte e cicogne appostate sui caminetti. Perché la fertilità è un problema che tocca nell’animo e che inevitabilmente scalfisce le coscienze di chi, purtroppo, un figlio non se lo può permettere: «Sono immagini e parole offensive – spiega Debora Porrà, sindaco di Villamassargia e autrice di una lettera aperta indirizzata direttamente al ministro Lorenzin che ieri ha fatto il giro delweb – toccano un problema che purtroppo preoccupa tante donne e tante ragazze, perché capita troppo spesso che i giovani non possano permettersi un figlio. Magari hanno un lavoro precario, quando ce l’hanno, e non hanno la sicurezza di poter garantire un futuro al piccolo. Lo dico perché faccio il sindaco in uno dei territori più poveri d’Europa dove la natalità è un problema che deriva direttamente dall’assenza del lavoro».

C’è poi la questione dei servizi: «Sono in carica dal 2015 e sto cercando in tutti modi di realizzare un asilo per la mia comunità. Lo Stato e la Regione non trasferiscono risorse, per farlo dovremo utilizzare fondi comunali e sarà molto difficile ma ce la faremo. Se i soldi spesi per questa campagna offensiva fossero finiti nelle nostre casse sarebbero stati utilizzati meglio».

Un altro Comune che non se la passa bene è quello di Onanì che qualche tempo fa era balzato agli onori delle cronache per essere quello con il reddito pro capite più basso d’Italia: «Dal punto di vista sanitario non posso che essere d’accordo sul fatto che si tratti di un argomento importante e da approfondire – dice il sindaco Clara Michelangeli – ma i motivi che spingono le coppie a non avere figli sono più spesso economici che patologici. Nella mia zona manca la gente perché non c’é il lavoro. Sono questi i problemi che il Govreno dovrebbe risolvere perché quando manca l’occupazione non è possibile programmare nulla. Un altro aspetto che non mi è piaciuto è che sembra quasi che si vogliano colpevolizzare le persone. Questo non è giusto, soprattutto in realtà che vivono pesanti squilibri economici».

E il Fertility day stava per essere accolto dall’amministrazione comunale di Arborea durante il Consiglio del 26 agosto: «Proprio così, stavamo trattando i temi della legge sull’aborto e dell’informazione che deve essere garantita ai cittadini quando si affrontano temi importanti e delicati come quello dell’interruzione delle gravidanze – spiega il sindaco, Manuela Pintus – e quello delle fertilità è un argomento altrettanto importante». Le premesse per un’adesione formale all’iniziativa prevista per il 22 settembre, dunque, c’erano tutte. Poi, però, l’invito è stato esaminato e sono saltate fuori le magagne: «Lo dico subito – dice ancora Manuela Pintus, – non aderiremo al Fertiliy day perché il materiale trasmesso dal ministero non rispetta le persone e tratta temi delicati con un approccio emozionale sbagliato. Anzi, credo possa ottenere il risultato contrario trasformando un tema da approfondire in un argomento tabù. Ho 41 anni e non ho figli, credo di parlare con cognizione di causa quando dico che l’immagine della clessidra è assolutamente fuori luogo».

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