La Nuova Sardegna

Droga in Toscana, tre barbaricini in cella

Droga in Toscana, tre barbaricini in cella

Grosseto: tra i trafficanti l’orunese Gianfranco Moni, condannato a 18 anni per il sequestro Ricca

08 ottobre 2016
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GROSSETO. Doveva essere il buen ritiro in cui sfuggire alle conseguenze di una vita vissuta al limite della legalità. Ieri, però, dopo otto anni di silenzio, il nome di Gianfranco Moni è ritornato d’attualità con il sequestro da parte dei carabinieri di circa 30 chili di marijuana pronta a essere immessa sul mercato e momentaneamente custodita nell’azienda agricola che il 56enne di Orune aveva messo in piedi in Maremma, dalle parti di Grosseto. Insieme a Moni è finito in manette anche Giulio De Rosa, allevatore 33enne di Nuoro.

A poca distanza da Moni, che da anni vestiva i panni dell’agricoltore, sono stati arrestati altri due allevatori sardi che negli ultimi anni avevano sviluppato il pollice verde in terra toscana. Si tratta di Antonio Sanna, 66enne di Orune, e del figlio Gianfranco, 37 enne nato a Viterbo. I carabinieri di Grosseto hanno sorpreso la piccola enclave sarda mentre i Sanna erano occupati nella preparazione della marijuana all’interno della loro azienda agricola. In tutto i militari hanno sequestrato 200 piante di cannabis in fase di essiccazione e 10 chili di marijuana pronta per essere smerciata.

Il totale del sequestro, dunque, ammonta a 40 chili di marijuana che potrebbero costare molto cari ai sardi di Toscana. Gianfranco Moni, infatti, era stato arrestato l’ultima volta, sempre in Toscana, nel 2008. L’orunese era finito in manette perché sospettato di aver fatto parte di una banda di rapinatori. Ma la storia tribolata del 56enne inizia molto prima, verso la fine degli anni ’70.

Moni aveva appena 23 anni quando la sorella, la piccola Maria Teresa Moni, fu falciata sulla porta di casa. Era il 1979 e quel delitto atroce innescò una spirale di violenze nel paese da cui Moni sfuggì nel 1986, rifugiandosi in Toscana mentre sul suo conto iniziavano a circolare voci di un’intensa attività criminale.

L’orunese era stato accusato di essere uno dei sequestratori della giovane toscana Esteranne Ricca e di aver partecipato all'omicidio dei fratelli Giovanni e Mauro Deiana nell'ovile di Caschinalzos, nelle campagne di Nughedu San Nicolò. Per il duplice delitto, avvenuto il 30 aprile del 1984, Moni fu assolto sin dal primo grado di giudizio.

Non fu così per il sequestro Ricca, avvenuto a Civitella di Pagnico, in provincia di Grosseto, che si concluse con la liberazione dell'ostaggio dopo il pagamento di un riscatto di oltre due miliardi di lire. Nonostante Gianfranco Moni si fosse sempre difeso strenuamente sostenendo la propria innocenza, la condanna a 18 anni e mezzo che gli fu inflitta nel dicembre dell'89 venne confermata anche dalla Cassazione. (c.z.)

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