La Nuova Sardegna

Battesimo e cresima, tra padrino e madrina spunta il “testimone”

di Mario Girau
Battesimo e cresima, tra padrino e madrina spunta il “testimone”

La Cei dà il via libera all’introduzione di una nuova figura. Ruolo assegnato a conviventi, divorziati o sposati in Comune

23 ottobre 2016
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CAGLIARI. Padrini e madrine, novità in arrivo. La Conferenza episcopale sarda nei giorni scorsi ha messo a punto, sull'argomento, una serie di ""Orientamenti generali" e ha deciso di introdurre la figura dei "testimoni" nei due sacramenti principali dell'iniziazione cristiana. I dieci presuli sardi hanno inviato sulla materia uno specifico documento ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali della Sardegna con "le istruzioni per l'uso". «La scelta dei padrini "è un tema molto sentito - dice monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio Ampurias – e spesso fonte di malumori e malintesi nelle parrocchie e nelle relazioni tra parroci e fedeli», qualche volta anche di scontro. I preti, irremovibili, non accettano padrino/madrina sposati solo civilmente, conviventi e che hanno procurato il divorzio. Qualche genitore chiede eccezioni a questa regola o un occhio di particolare riguardo.

«Gli orientamenti – aggiunge monsignor Sanguinetti – contengono alcune considerazioni di carattere generale sul significato e l'importanza di queste figure, nel contesto di una formazione permanente dei cristiani, in una pastorale non più finalizzata soltanto all'amministrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, dentro una Chiesa fatta di cristiani autentici, non solo di battezzati». Nel tempo la funzione di padrino e madrina si è appannata, ha perso significato e finalità originali, per ridursi a una tradizione sociale e parentale. Se i genitori vanno riconosciuti come primi educatori della fede dei loro figli, «padrino e madrina per la regola ecclesiastica hanno la responsabilità di collaborare con loro». «La scelta del padrino e della madrina – dicono i vescovi sardi – va fatta curando che sia persona matura nella fede, rappresentativa della comunità, approvata dal parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l'esempio».

Tuttavia, fatte tali dovute precisazioni, i Vescovi aggiungono: «Quando la persona che si desidera designare come padrino o madrina manca di qualcuno dei requisiti necessari, tale persona può essere designata come testimone, secondo una prassi già in atto in molte Chiese locali, e prevista dal documento Cei sulla catechesi e l'annuncio». Un segno di apertura e della volontà di considerare tutti i cristiani dentro il recinto ecclesiale. Perché anche i testimoni, tuttavia, dicono i presuli isolani, «pur non avendo i requisiti prescritti esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa». «Ogni Vescovo – fa sapere monsignor Sebastiano Sanguinetti – per la propria diocesi accompagnerà questo documento con un decreto in cui vengono le fissate modalità concrete con cui inserire, quando necessario, il testimone nel contesto della celebrazione».

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