La Nuova Sardegna

Industria, candidate 10 aree di crisi

di Alessandro Pirina
Industria, candidate 10 aree di crisi

C’è anche Alghero. Ma il sindaco Mario Bruno: «Lavoriamo per recuperare l’unità del Nordovest che la Regione ha rotto»

04 novembre 2016
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SASSARI. C’è anche Alghero tra le dieci aree di crisi non complessa individuate dalla Regione. Come previsto dal decreto del ministero del 4 agosto, la giunta ha identificato i sistemi locali del lavoro che rientrano nelle agevolazioni previste dalla legge. Si tratta di Fonni, Macomer, Nuoro, Thiesi, Nurri, Olbia, Sanluri, Villacidro, alcuni comuni dell’hinterland di Cagliari e appunto il comune di Alghero. Che, inizialmente, era stato inserito nell’area di crisi complessa insieme a Sassari e Porto Torres, salvo poi esserne escluso su input del ministero, che chiedeva alla Regione una perimetrazione ridotta per renderla più coerente con quanto prevedono le norme. L’estromissione aveva scatenato l’ira del sindaco Mario Bruno, che aveva accusato la Regione di voler discriminare Alghero. Immediata la replica dell’assessore Maria Grazia Piras, che aveva garantito alla città catalana l’inserimento tra le aree di crisi non complessa. E così è stato.

Il sindaco. Ma Mario Bruno prima di pronunciarsi vuole approfondire la delibera. «Non ho ancora avuto modo di leggerla, ma mi hanno chiamato sia il presidente Pigliaru che l’assessore Piras. Quello che per ora posso dire è che, anche se la Regione con questa scelta ha rotto l’unità del territorio, noi cercheremo di recuperarla, collaborando con Sassari e Porto Torres a una programmazione unitaria, in particolare nel campo della bioedilizia e del design».

Gli obiettivi. La delibera, che ruota attorno ai benefici della legge 181 del 1989, permetterà alla Regione e al ministero di attivare azioni per attrarre investimenti esterni e agevolare investimenti di imprese sarde nel comparto manifatturiero. Ai sensi del decreto del Mise, concorrevano a essere individuati come aree di crisi non complessa i sistemi locali del lavoro specializzati nel comparto manifatturiero, a esclusione di quelli a specializzazione agricola o turistica, con dinamiche negative del mercato del lavoro e della produttività. La Regione poteva candidare territori che avessero una popolazione residente non superiore al 35 per cento del totale regionale.

L’assessore. «La misura – spiega la Piras – è pensata in maniera specifica per il comparto manifatturiero. Ciò consente di avere uno strumento importante per favorire investimenti in alcune aree della Sardegna nelle quali la crisi del settore manifatturiero è stata più acuta. Lo è stata, tra l’altro, perché è l’industria a produrre maggiore valore aggiunto e maggiore occupazione per ogni euro investito. Questi incentivi completano le misure adottate sulle aree di crisi industriale complessa di Porto Torres e Portovesme, già decretate dal governo. L’auspicio è che questi provvedimenti, anche con l’intervento del Mise, possano stimolare una risposta da parte del mondo imprenditoriale e produrre così reazioni positive per tutta la Sardegna». (al.pi.)

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