La Nuova Sardegna

Birre artigianali, la passione cresce

di Pasquale Porcu
Birre artigianali, la passione cresce

Una guida analizza il boom nell’isola e racconta la storia delle aziende sarde

26 novembre 2016
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SASSARI. I sardi amano la birra. Non solo perché sono in vetta ai consumi ma, ormai, anche perché la producono. E bene. Nel senso che la qualità dei prodotti sotto la bandiera dei Quattro mori è sempre migliore e apprezzata anche fuori dai confini dell'isola. Ed ecco perché, oggi alle 10.30, alla Camera di Commercio, la presentazione della Guida alle birre artigianali della Sardegna a cura dell'associazione italiana sommelier, è un piccolo evento economico e di costume. All'appuntamento di questa mattina parteciperanno, oltre al coordinatore della Guida Antonio Furesi e ai dirigenti dell'Ais, anche gli operatori del settore, i ricercatori dell'università di Sassari e della Porto Conte Ricerche ma anche gli “ homebrewers”, quelli che la birra se la fanno a casa e che in Sardegna sono un vero esercito.

«Ormai il fenomeno sta crescendo di mese in mese – dice Roberto Dessanti, presidente regionale dell'Ais – prima si rivolgevano alla nostra associazione ristoranti e operatori che avevano bisogno di sommelier del vino. Ora ci chiedono sempre di più sommelier della birra. La qualità e la varietà delle birre sarde è cresciuta. È una bevanda che aiuta a socializzare, si accompagna bene a molti piatti e piace sempre di più anche a chi non beve vino».

Ma come è nato e che consistenza ha il mondo delle birre artigianali ? In Italia il fenomeno nasce nel 1996 e si ispira soprattutto alla Germania e al Belgio. Nel 2004 i birrifici artigianali erano 81, nel 2013 erano 495. E nel 2015 erano già 900. Ciascun operatore ha cercato di creare prodotti nuovi e rivoluzionari. La Sardegna si è imposta all'attenzione con l'uso di sapa e dei mosti di Cannonau e di Nasco. La produzione complessiva di birra artigianale si attesta ormai sui 450 mila ettolitri.

In Sardegna l'andamento è stato simile a quello nazionale. Attualmente nell'isola operano 29 birrifici artigianali: 20 sono microbirrifici, 2 sono birrifici agricoli (nel senso che utlizzano almeno il 51% di materia prima coltivata in loco), 4 sono beer firm (mastri birrai o produttori che utlizzano impianti di terzi) e 3 brew pub.

«La produzione sarda – precisa Antonio Furesi – predilige l'alta fermentazione, con una ampia varietà di stili che ricalca il trend nazionale».

I birrifici artigianali sono dislocati nell’isola in modo uniforme, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Ecco i loro nomi: 4 Mori, Anglona, Beermania Brew, Birrificio di Cagliari, Brew way, Brumare, Birra Buffa, Birrificio Dolmen, Gattarancio, Birrificio Artigianale, Horo, Janas, Lara, La Volpe e il Luppolo, Marduk Brewery, Mediterraneo, Mezzavia, Mogorese, Nora, P3 Brewing, Rubiu, Sambrinus sas, Scialandrone, Birrificio Seddaiu, Terrantiga, Trulla, Zemyna.

Molti degli operatori dei birrifici citati saranno presenti questa mattina per raccontare la propria storia (e alcune sono davvero singolari) e per affrontare le problematiche del settore, a cominciare dalla norma che regola il comparto. Un problema è quello legato alla definizione di “birrificio artigianale”. Una norma ha stabilito come una birra artigianale possa essere definita tale se prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta a processi di pastorizzazione e microfiltrazione.

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