La Nuova Sardegna

Solinas lancia la sfida: «Progetto per l’isola a guida sardista»

di Alessandro Pirina
Solinas lancia la sfida: «Progetto per l’isola a guida sardista»

Il segretario Psd’Az boccia Pigliaru: troppo filogovernativo E sul 4 dicembre: diciamo no a una riforma neocentralista

27 novembre 2016
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SASSARI. È uno dei pochi partiti che ha superato indenne il tramonto della Prima repubblica. Da 95 anni il Psd’Az ha lo stesso nome e simbolo. Nel 2021 i Quattro mori festeggeranno i primi cento anni di vita. Un traguardo che vorrebbero tagliare al timone della Regione. È questo l’obiettivo del segretario Christian Solinas, consigliere regionale di opposizione, che candida il partito alla guida di un progetto di governo con forze politiche e culturali.

Segretario, qual è lo stato di salute del Psd’Az?

«A quasi un secolo dalla sua nascita restano intatte le intenzioni dei fondatori. La sua longevità è dovuta alla sua funzione storica, che è quella di raggiungere l’autodeterminazione della nazione sarda».

In Sardegna la galassia indipendentista è variegata. Che ha rapporti ha il Psd’Az con gli altri partiti autonomisti?

«Secondo alcuni studi scientifici il sentimento sardista è il più diffuso della regione europea tra quelli indipendentisti. Ma a questo sentimento non si riesce a dare un peso elettorale, a differenza di quanto accade in Alto Adige e Catalogna. Quasi tutti i partiti usano il nostro stesso linguaggio, ma purtroppo i sistemi elettorali ci costringono a una frammentazione ridotta. Per fortuna le cose stanno cambiando».

In che senso?

«Il bipolarismo è morto, sono tramontate le ideologie e la nostra sfida è quella di costruire un’idea di Sardegna che stia alla base di un progetto di governo di cui devono fare parte non solo le forze che si richiamano alla comune radice storica ma anche tutte le forze migliori del campo intellettuale e culturale. È giunto il momento di affrontare la crisi che sta attanagliando l’isola e il Psd’Az si candida a guidare questo percorso culturale che delinei un progetto di sviluppo».

Che giudizio dà all’operato della giunta Pigliaru?

«Io credo stia cercando di fare un’opera di razionalizzazione dell’esistente, mentre in realtà la Sardegna ha bisogno di una idea, un obiettivo e una prospettiva per uscire dal guado. La situazione è complessa ma l’approccio eccessivamente supino rispetto al governo nazionale ha acuito i gravi problemi in materia di entrate, ha scardinato il sistema della continuità territoriale esistente senza proporre un più efficiente modello alternativo».

Sulla sanità qualche partito, anche della maggioranza, ha storto il naso di fronte a nomine non sarde.

«Come sardisti noi abbiamo una visione del mondo universale, competenza e professionalità non hanno confine geografico, ma certe scelte rispondono più a una estetica delle nomine che alla mancanza di professionalità sarde in quei settori».

Il Psd’Az si è schierato per il No al referendum.

«È una valutazione che non implica alcun giudizio di valore sul governo italiano, ma è un no a un impianto costituzionale che ha una chiara ispirazione neocentralista che non si concilia con le istanze che noi rappresentiamo».

Anni fa il Psd’Az si alleò con la Lega. Oggi qual è il rapporto con Salvini?

«Il Psd’Az deve fare il suo mestiere. Il resto è politica estera».

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