La Nuova Sardegna

Maria Elena Boschi: «Stop ai conflitti tra Stato e regioni»

Alessandro Pirina
Maria Elena Boschi: «Stop ai conflitti tra Stato e regioni»

Doppia tappa per la ministra Pd: oggi a Sassari e Cagliari «La specialità non si tocca, gli altri volevano eliminarla»

29 novembre 2016
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SASSARI. Maria Elena Boschi oggi in Sardegna per sostenere la riforma che porta il suo nome. Il ministro sarà alle 11 a Sassari alla Camera di commercio, mentre alle 14,30 a Cagliari al T Hotel. Due incontri organizzati dal Partito democratico che in queste ultime giornate di campagna referendaria ha deciso di inviare nell’isola i big: Renzi, Delrio, Lotti, Zanda, Rosato, Serracchiani, Scalfarotto sono già passati, nei prossimi giorni sarà il turno di Franceschini, Orlando, Calenda e Finocchiaro. Oggi, però, a sponsorizzare il Sì sarà direttamente la ministra delle Riforme. Colei che più di ogni altro ha speso il suo nome per cambiare la Costituzione.

Ministra Boschi, perché i sardi dovrebbero votare sì al referendum? Cosa cambierebbe in meglio per l'isola?

«Se abbiamo un’Italia più semplice, che funziona meglio ed è più giusta, avremo anche una Sardegna più forte. Avere un Parlamento in grado di rispondere ai bisogni concreti di cittadini e famiglie in tempi più rapidi è un bene per tutti gli italiani, a prescindere da dove vivono. Ecco perché è importante che il 4 dicembre a vincere sia il Sì».

I sostenitori del No sono convinti che con la vittoria del Sì diminuirebbe l'autonomia delle Regioni. Cosa c’è di vero?

«I sostenitori del no, dai 56 costituzionalisti agli esponenti politici, nei dibattiti continuano a criticare la riforma proprio perché non abolisce le regioni a Statuto speciale. Anzi, la riforma prevede la previa intesa con le regioni a Statuto speciale perché possano applicarsi anche a loro le nuove norme. Sicuramente però, la riforma supera l’attuale confusione che porta a continui contenziosi tra Stato e regioni».

Il fulcro della riforma è l'addio al bicameralismo perfetto, ma il fronte del No sostiene che il nuovo Senato sarà formato da nominati.

«Si tratta di una delle tante bufale del fronte del No. Innanzitutto i nuovi senatori saranno consiglieri regionali e sindaci, che come sanno tutti, sono eletti dai cittadini e non nominati. E poi chi tra di loro dovrà andare a rappresentare la propria regione in Senato lo decideranno direttamente i cittadini. La differenza rispetto ad oggi è che si passerà da 315 a 100 senatori che non riceveranno stipendi aggiuntivi».

In molti ritengono che la riforma poteva essere migliore. Ad esempio, gli indipendentisti sardi sono schierati per il No….

«Tutto può essere sempre migliore, per carità, anche la riforma. Solo che in attesa della riforma migliore sono 30 anni che nel nostro Paese non cambia niente. Questa riforma ci fa fare un importante passo in avanti per limitare i costi della politica, abolire enti inutili, ma soprattutto avere tempi certi e più rapidi per dare risposte ai cittadini. È facile per il fronte del No essere contro qualcuno, ma qual è la loro proposta alternativa? Come si troveranno d’accordo gli indipendentisti con gli altri?».

Si parla della possibilità di intervenire sulla legge elettorale. Quale è la sua posizione?

«Per me l'Italicum è una buona legge elettorale, votata dalla maggioranza e da Forza Italia. Disponibili a cambiarla ma serve una maggioranza in Parlamento che si trovi d'accordo sul come cambiarla. Per ora le opposizioni ci hanno fatto sapere che fino al 4 dicembre non si siederanno al tavolo per discuterne».

Se dovesse vincere il No cosa succederà il 5 dicembre?

«Per me il 4 dicembre vincerà il Sì».

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