La Nuova Sardegna

Nuove povertà, la Caritas lancia l'allarme: "Diecimila sardi chiedono aiuto"

Nuove povertà, la Caritas lancia l'allarme: "Diecimila sardi chiedono aiuto"

Aumentato del 14,3 per cento il numero di persone che si rivolge agli sportelli dell'organizzazione, soprattutto per bisogni di tipo economico o problemi di lavoro. Le richieste giungono prevalentemente da italiani (70,4 %)

30 novembre 2016
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CAGLIARI. Saranno fra i 9mila e i 10mila i sardi che entro la fine dell’anno avranno chiesto aiuto ai circa 50 centri di ascolto attivati dalla Caritas in 32 Comuni delle 10 diocesi della Sardegna. L’anno scorso si sono rivolte agli sportelli, soprattutto per bisogni di tipo economico o problemi di lavoro, 7.867 persone, un numero in crescita (+14,3%) rispetto alle 6.882 del 2014. Le richieste giungono prevalentemente da italiani (70,4%), anche se crescono quelle provenienti da stranieri.

«La povertà relativa è rimasta sostanzialmente immutata in Sardegna», ha evidenziato stamane Raffaele Callia, responsabile del Centro studi regionale della Caritas che stamane a Cagliari, a Villa Devoto, ha presentato il Report annuale su povertà ed esclusione sociale riferito al 2015 e al primo semestre 2016. Una famiglia di due persone è considerata in stato di povertà relativa, in base ai criteri nazionali Istat per il 2015, quando la sua capacità di spesa media mensile è al di sotto dei 1.050 euro. In Sardegna l’incidenza della povertà media relativa riguarda circa il 15% delle famiglie, cioè circa 107.400 nuclei familiari, diminuzione rispetto alle 107.800 del 2014.

Fra loro, i «poveri inattesi»: single separati, pensionati, lavoratori precari o espulsi all’improvviso dal mercato del lavoro, cassintegrati o persone in mobilità, piccoli imprenditori e commercianti. Per la prima volta è diminuito il numero delle donne ascoltate dagli operatori della Caritas, segno che il disagio, per la prima volta, non è più, in modo preponderante, al femminile. L’età medià è poco al di sotto dei 48 anni, mentre resta crescente l’esposizione alla povertà per le persone con livello di istruzione medio-basso. È confermato che chi è più istruito si difende meglio dalla crisi.

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