La Nuova Sardegna

Giudice arrestato a Tempio per corruzione, i retroscena contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare

Un'auto della polizia
Un'auto della polizia

"Gravi indizi di colpevolezza", in 34 pagine emergono favori a indagati in cambio di regalie

01 dicembre 2016
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CAGLIARI. «Emergono pacificamente gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati». Così il Gip del tribunale di Roma, Giulia Proto, nelle 34 pagine di ordinanza di custodia cautelare che ha fatto finire ai domiciliari il giudice Tempio Pausania Cristiano Vincenzo, 48 anni originario di Napoli, assieme agli imprenditori Manuel Spano, 38 anni di Olbia, e Umberto Galizia, di 45 di Napoli.

Il giudice, in servizio negli uffici galluresi in qualità di Gip e Gup, è sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari e corruzione e corruzione per l'esercizio delle funzioni per aver «percepito indebite utilità sia da Galizia Umberto che da Spanu Manuel con la finalità di favorirli», si sottolinea nell'ordinanza. Non c'è però la prova che Vincenzo conoscesse Galizia quando ha adottato alcuni atti nei suoi confronti.

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«È evidente che le utilità - scrive il Gip - debbano essere messe in relazione alla successiva condotta di disponibilità da parte del giudice per eventuali possibili futuri vantaggi». Nessun passaggio di denaro, dunque, tra il giudice e altri due indagati, ma una serie di regalie in cambio di favorire Spano e Galizia nei procedimenti penali in cui si fossero trovati coinvolti.

Spano, in particolare, era stato assolto dal giudice di Tempio dall'accusa di stalking, «omettendo di astenersi - si legge ancora nell'ordinanza - nonostante il rapporto di amicizia che legava i due». Lunga la lista dei 'regalì ricevuti dal giudice e accertati durante le indagini grazie anche a intercettazioni ambientali e telefoniche: stoviglie per un ristorante a San Teodoro del quale Cristiano Vincenzo era socio; l'utilizzo di un immobile a Olbia; l'acquisto a prezzi stracciati di una Smart; un Pc Apple; il prestito di un furgone per il trasporto da Napoli alla Gallura delle merce fornita per il ristorante; la restituzione della refurtiva rubata in casa del giudice indagato.

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