La Nuova Sardegna

Uccise i genitori adottivi Igor si impicca in cella

Uccise i genitori adottivi Igor si impicca in cella

Era in attesa di giudizio. Il duplice delitto a maggio a Settimo San Pietro

06 dicembre 2016
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CAGLIARI. Si è impiccato in carcere Igor Diana, il cameriere di 28 anni che, tra domenica e lunedì del 9 maggio scorso a Settimo San Pietro, uccise i genitori adottivi e poi si diede alla fuga, conclusa 36 ore dopo nelle campagne di Nuxis dove vi fu un conflitto a fuoco. Fu arrestato dalla polizia e rese confessione piena. Non andava d’accordo con i genitori, aveva ammazzato il padre Pino Diana nel soggiorno e poi la madre Luciana Corgiolu in camera da letto.

Ieri pomeriggio il giovane si è ucciso nel carcere di Uta. Ha aspettato che il compagno di cella, un extracomunitario di 40 anni, andasse al cineforum dell’istituto di pena e, utilizzando le lenzuola, si è impiccato. È stato trovato dal compagno che ha avvertito subito gli agenti penitenziari. Il corpo è stato trasferito al policlinico di Monserrato, il magistrato di turno ha disposto l’autopsia. Il direttore dell’istituto, Gianfranco Pala, ha dichiarato che il detenuto non aveva mai dato segni di squilibrio, era seguito da uno psichiatra, non ha lasciato lettere o biglietti per spiegare il gesto. In questi mesi di reclusione non aveva mai creato problemi, riceveva periodicamente la visita dell’avvocato, era in attesa di giudizio, la data del processo non era stata fissata. L’omicidio dei genitori era avvenuto in un momento imprecisato a cavallo tra domenica 8 e lunedì 9 maggio. I genitori di sicuro dormivano: quando Igor era tornato a casa il padre era sceso dalla zona notte ed era cominciato il litigio finito in tragedia, sui corpi e nelle stanze erano chiari i segni della colluttazione ingaggiata col padre e i tentativi della madre di difendersi. I corpi dei genitori furono rinvenuti soltanto il mercoledì successivo, quando una cognata si era recata nella villetta, di cui aveva le chiavi, su richiesta dell’altro figlio adottivo della coppia, Alessio, 24 anni, fratello di Igor, militare nell’Esercito in servizio a Roma. Il giovane era partito proprio domenica per la capitale, la sera aveva telefonato ai genitori ma questi non avevano risposto, così aveva riprovato il giorno dopo. All’inizio non si era preoccupato perché la madre poteva essere impegnata in un turno in ospedale (era infermiera professionale in Ginecologia al Brotzu) e il padre da quando era in pensione (chef in un ristorante) lavorava ancora, faceva volontariato, doveva realizzare un laboratorio di pasta fresca nel cortile della loro villetta. Mercoledì Alessio Diana aveva chiesto alla zia di andare a casa dei genitori: strano che non rispondessero al telefono ma molto più strano che, pur vedendo le chiamate, non gli avessero ritelefonato.

Nella ricostruzione fatta in seguito dagli agenti della squadra mobile di Cagliari diretti da Alfredo Fabbrocini è emerso che Igor Diana, dopo aver ucciso i genitori, era uscito di casa con la macchina della madre e successivamente era tornato nella villetta dove si era cambiato i vestiti. Uscito di nuovo, aveva fatto tardi con gli amici al Poetto, era andato a comprare un po’ di “fumo”, poi, immaginando forse che lo avrebbero cercato dai suoi amici, aveva raggiunto la casa dei nonni a Nuxis, un’eredità del padre. È stato qui che la polizia in collaborazione con i carabinieri aveva scovato Igor Diana. Il giovane si era chiuso dentro l’auto e aveva tirato fuori una pistola puntandola contro i poliziotti. Uno di loro aveva mirato al braccio riuscendo così a bloccarlo. Da qui il giovane era stato portato all’ospedale di Iglesias e poi al centro medico del carcere di Uta. Ieri, in cella, il drammatico epilogo.

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