La Nuova Sardegna

Fotovoltaico, dal Pd uno stop all’Eni

di Gianni Bazzoni
Fotovoltaico, dal Pd uno stop all’Eni

Il senatore Silvio Lai: «La Regione non può accettare progetti senza un piano: per il territorio non c’è alcun beneficio»

11 dicembre 2016
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SASSARI. Evitare di trovarsi di fronte a un altro caso come quello di E.On a Fiume Santo: ettari di campi fotovoltaici senza che ci sia un piano e in assenza di reali benefici per il territorio. Il nuovo capitolo sull’energia - spesso confusa e lontana da una programmazione legata alle effettive necessità della Sardegna - l’ha aperto ieri il senatore del Partito democratico Silvio Lai tirando in ballo i progetti dell’Eni per l’Isola.

«La Regione non può accettare che vengano realizzati altri campi fotovoltaici senza chiari e reali benefici per il territorio. Arrivano notizie del fatto che Eni abbia già presentato progetti per campi fotovoltaici nel nord e nel sud della Sardegna – sostiene Lai – senza avere neanche l'accuratezza di attendere che si discuta e si approvi il nuovo protocollo sulla chimica verde. Un atteggiamento inaccettabile nella forma quanto nella sostanza. Nella forma perché - salvo che non abbiano avuto il via libera dalla Regione - presentare progetti che fanno parte di una possibile nuova intesa senza attendere l’ok formale, dà la sensazione di sentirsi padroni e di non rispettare le istituzioni. Sostanziale perché in molti abbiamo detto al presidente della Regione che non abbiamo bisogno di un altro caso E.On, la multinazionale che aveva legato la costruzione del quinto gruppo all’autorizzazione data dalla giunta Soru per la realizzazione di 70 Mw di nuovi campi fotovoltaici. Il risultato è che oggi i campi di E.On sono stati costruiti e anche venduti mentre il progetto del quinto gruppo della centrale é stato annullato».

Il senatore del Pd si sofferma sul tema delle rinnovabili, sottolinea che «i sardi sanno bene che non tutto è buono nelle energie rinnovabili e che in questi anni ha prevalso la speculazione, così come sanno che le zone industriali devono avere vocazione imprenditoriale non finanziaria e per il fotovoltaico vanno usati terreni non destinabili ai fini produttivi. Perciò ci attendiamo che la Regione mantenga una posizione chiara nell'interesse del territorio».

E guardando all’Eni, Silvio Lai ribadisce che aveva preso impegni per fare investimenti che non possono essere sostituiti con campi fotovoltaici di cui il territorio non ha necessità. «Se Eni ha bisogno di questo deve dare altro in cambio – afferma il parlamentare –, e abbiamo fatto già proposte precise nel luglio scorso: centri di ricerca e sviluppo per nuove tecnologie, veri e con decine di ricercatori».

Lai chiede benefici per il territorio, sia per l’occupazione che per le imprese «ma senza dimenticare anche lo studio e la ricerca sulle produzioni e sulle nuove tecnologie a basso impatto ambientale». Non bastano più promesse o impegni generici - secondo Lai - «se si vuole investire sulle rinnovabili lo si può fare solo creando le condizioni per far diventare il nostro territorio un centro di eccellenza e punto di riferimento nel settore della green e della blue economy. Ogni qualsiasi altra prospettiva che non porti a questo risultato non ci può interessare».

E all’Eni il senatore Dem chiede chiarezza: su chimica verde, sviluppo industriale ed energia, «specificando se si parla di reti e forniture di metano, di risorse e tempi certi. Le autorizzazioni al fotovoltaico devono essere l'atto finale di questi investimenti non l'esito iniziale. Se questo percorso non è condiviso la strada dell'area di crisi complessa che acquisisce a se anche le aree industriali di Eni, non utilizzate, bonificate e da bonificare, deve diventare la strada maestra».

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