La Nuova Sardegna

Allarme terrorismo, nelle celle di Bancali anche sei super jihadisti

di Claudio Zoccheddu
Miliziani dell'Isis
Miliziani dell'Isis

Tra i 18 islamici anche Gamel: era nella lista nera di Obama. A Sassari sono arrivati i più pericolosi tra gli arrestati nei confini nazionali. Tra i reclusi il pugile pronto a farsi esplodere in Vaticano

09 gennaio 2017
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SASSARI. Tra i sorvegliati speciali nel carcere di Bancali c’è Hamadi Ben Abdul Aziz Ben Ali, 51enne tunisino dai tanti alias (Gamel Mohamed o Bouyahia) e dal “ranking” poco invidiabile: Bouyahia era uno dei 30 superjihadisti della black list stilata da Obama. Per dirla in termini meno internazionali, un pezzo da novanta. Tra i 18 terroristi, o presunti tali, rinchiusi nel carcere di Bancali ci sono tanti nomi di spicco e pochi manovali della jihad. La conferma arriva dal racconto di Mauro Pili, parlamentare del Gruppo Misto e leader di Unidos, che ieri mattina ha ispezionato il carcere alla periferia di Sassari e ha svelato alcuni dei segreti del braccio 8, quello che ospita i 18 presunti jihadisti detenuti in regime di 41 bis, il carcere duro che prima spettava ai boss della mafia.

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Il racconto. Pili è arrivato a Bancali di buon mattino: «Purtroppo – spiega l’ex presidente della Regione – nel carcere dove sono rinchiusi capimafia e terroristi internazionali mancano il direttore e il comandante. Cosette». Le veci degli assenti le fa un comandante provvisorio: «Che non ha risposto esplicitamente alle mie domande ma mi ha accompagnato al quarto piano, braccio 8». È qua che Mauro Pili entra in contatto con i detenuti: «Non pensavo fosse una vera e propria oasi terroristica. A Sassari sono stati scaraventati quelli che vengono ritenuti dai giudici i più pericolosi terroristi in circolazione, quantomeno in Italia».

I detenuti. Il primo incontro è con Muhammad Hafiz Zulkifal, Imam di Bergamo e Brescia, il capo della cellula italiana di Al Qaeda composta da 18 persone tra cui anche l’imam di Olbia, Sultan Wali Khan: «Passeggiava dentro il carcere, a contatto con i suoi compagni, nonostante sia accusato di costituzione e organizzazione di associazione terroristica internazionale, finanziamento e organizzazione della strage al mercato di Peshawar, che causò cento morti nell’ottobre del 2009, e di altri attentati. E poi, duplice omicidio come mandante e trasporto di valuta all'estero. Non esattamente un ladro di polli», commenta Pili prima di dare conto del secondo incontro di giornata, quello avvenuto dentro la cella numero 11: «Una vecchia conoscenza, l’avevo già incontrato nel carcere di Macomer». Il 51enne che Pili descrive come “un personaggio esile” è Hamadi Ben Abdul Aziz Ben Ali, uno che negli archivi dell’Onu è schedato come militante di vecchia data di Al Qaida e considerato tre i 30 jihadisti più pericolosi al mondo: «Faceva finta di non ricordare ma poi ha iniziato a parlare. Era informatissimo, sapeva che il suo vecchio compagno di cella, rilasciato inspiegabilmente, era morto a Damasco sotto il fuoco dell’esercito siriano. Poi mi ha raccontato altri dettagli, di natura personale e in chiave sarda, che però riferirò ai giudici e agli inquirenti».

Il pugile dell’Isis. Dietro le sbarre di Bancali c’è anche un altro volto noto. Si tratta di Abderrahim Moutaharrik, 27enne marocchino, campione di kickboxing e noto come “il pugile”. Il giovane era stato arrestato lo scorso aprile con l’accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis. Si temeva che Abderrahim avesse ricevuto la tazkia, il nulla osta all’arruolamento nelle milizie di Al Baghdadi che ne faceva un possibile “martire di Allah”, pronto forse a farsi esplodere in Vaticano: «Parlava speditamente e mi ha fatto capire che questo tipo di carcerazione aumenta la radicalizzazione – spiega ancora Pili – anche perché si professa innocente. Come tutti».

Gli altri. A Bancali è rinchiuso anche Karlito Brigande uno dei criminali macedoni più pericolosi degli ultimi vent’anni, ex militante dell’esercito nazionalista Uck e probabile cane sciolto dell’Isis arrestato a Roma quando era pronto a partire per l’Iraq. Gli altri sono Abshir Mohamed Abdullahi, somalo arrestato per istigazione al terrorismo, e Mourad El Ghazzaoui, noto per essere il primo migrante arrivato in Italia dal mare a essere stato arrestato. L’elenco è completato da Yahya Khan Ridi, afghano, e dai componenti della cellula sarda che agiva tra Olbia e Sassari: «Quasi il 50% dei 41 dei più pericolosi detenuti islamici in Italia sono a Bancali – conclude Pili – e all’organico del carcere mancano almeno 150 agenti, oltre al direttore».

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