La Nuova Sardegna

Terroristi in carcere, sindacati in allarme

Terroristi in carcere, sindacati in allarme

Le richieste: potenziamento degli organici di polizia e unità speciali di pronto intervento

11 gennaio 2017
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SASSARI. La presenza di detenuti islamici e di alcuni esponenti della Jihad nelle carceri sarde, in particolare a Bancali e a Badu ’e Carros continua a suscitare allarme in particolare tra chi nei penitenziari lavora quotidianamente. La lente è puntata sulla carenza degli organici delle forze dell’ordine ma anche sulla preparazione considerata inadeguata a fare fronte alle emergenze che dovessero verificarsi. Massimiliano Pala, segretario provinciale a Sassari del Consap, ha inviato alla segreteria nazionale del sindacato un documento nel quale chiede di intervenire presso il ministero dell’Interno per ottenere la costituzione alla Questura di Sassari dell’Uopi, Unità operativa di primo intervento antiterrorismo. Pala contesta la scelta ricaduta su Abbasanta e ricorda l’operazione della Digos che nell’aprile del 2015 ha portato all’arresto «di 18 individui, ritenuti membri di una pericolosa organizzazione della cellula di Al Qaeda con sede in Olbia. Le risultanze investigative hanno consentito di accertare che l'organizzazione si sia resa responsabile in Pakistan, di un sanguinoso attentato a Peshawar, che provocò 100 morti, tra i quali molte donne e bambini».

Preoccupazione manifesta anche Pompeo Mannone, segretario generale Fns Cisl, che scrive al capo dipartimento amministrazione penitenziaria Santi Consolo. Mannone sottolinea l’esigenza «di un adeguato monitoraggio della numerosa e nuova popolazione carceraria di fede islamica, per individuare possibili forme di proselitismo volte a realizzare forme di radicalizzazione religiosa. Bisogna approntare nell'immediato degli specifici corsi di formazione interculturale del personale di polizia penitenziaria che, interpretando la cultura di fede musulmana, evitino il formarsi di cellule terroristiche».

Al ministro dell’Interno si rivolge Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Sdr, Socialismo diritti riforme: «Attualmente per 10 istituti, tre dei quali “Colonie Penali” 5 direttori penitenziari sono effettivi e 2 in missione, ormai conclusa. La situazione in certi periodi, quando qualche titolare è assente per ferie e/o per malattia, risulta insostenibile in quanto costringe chi ricopre già un doppio o triplo incarico a spostarsi da una struttura all’altra senza soluzione di continuità e con degli oggettivi limiti nelle possibilità concrete di svolgere al meglio il proprio ruolo istituzionale».

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