La Nuova Sardegna

Nelle celle sarde 27 jihadisti su 45

Nelle celle sarde 27 jihadisti su 45

Il ministro Orlando: le carceri sono le più adatte. Capelli: distribuzione iniqua

12 gennaio 2017
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SASSARI. «Sono 45 i detenuti per terrorismo internazionale in varie carceri italiane» e «27 sono in Sardegna, perché qui ci sono strutture altamente moderne e adatte a queste tipologie di detenuti. Lo ha detto durante il question time alla Cemera il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, rispondendo all’interrogazione del deputato di Centro democratico, Roberto Capelli, che chiedeva informazioni sulla consistenza della presenza jihadista nelle carceri sarde e sulla possibilità di trasferire i detenuti islamici di bassa pericolosità nelle colonie agricole penali.

Il guardasigilli è poi entrato nel dettaglio della presenza dei terroristi, o presunti tali, nelle case circondariali: «Dai dati trasmessi dal Dap – ha detto Orlando – risulta che sono sottoposti a specifico monitoraggio 170 detenuti, a cui se ne aggiungono 80 “attenzionati” e 125 segnalati, per un totale di 375 individui. I soggetti detenuti in Italia per reati legati al terrorismo internazionale sono 45 e si trovano nelle sezioni di alta sicurezza delle case circondariali di Benevento, Brindisi, Lecce, Nuoro, Sassari, Tolmezzo, Torino, Roma Rebibbia e Rossano. Sono 27 quelli ristretti presso gli istituti della Sardegna per le caratteristiche delle strutture, moderne e adatte a coniugare le esigenze trattamentali di questa tipologia di detenuti con quelle di sicurezza.

Sulle colonie penali – ha aggiunto il ministro – l’amministrazione penitenziaria sta approfondendo l'ipotesi di utilizzarle in futuro per la prevenzione del rischio di radicalizzazione ma a oggi non c'è nessuna destinazione specifica». Una risposta che ha confermato le notizie circolate qualche giorno fa sull’imponente presenza di jihadisti nelle carceri sarde e che ha preoccupato l’autore dell’interrogazione, il deputato Roberto Capelli: «La conferma del ministro desta un’enorme preoccupazione. E dire, come fa il ministro, che sono in Sardegna per la modernità dei nostri istituti di pena amplifica, anziché ridurre, tale preoccupazione». Il deputato di Centro democratico, al termine del question time, ha poi criticato le dichiarazioni del guardasigilli alla Camera: «Si ignora il principio dell’equa distribuzione territoriale dei detenuti più pericolosi, si stipano in Sardegna terroristi islamici come si stipano i mafiosi sottoposti al 41 bis. Il governo regala all'isola un triste primato – sottolinea Capelli –, quello di dover ospitare il gotha nazionale e internazionale del crimine e del terrorismo; e non si esclude che i numeri aumentino ancora, maggari riaprendo le ex colonie penali. Ora, le strutture carcerarie sarde saranno anche moderne, ma la pianta organica della polizia penitenziaria vorrebbe che ci fossero 1.834 unità ed è stata pensata ragionando solo sulla criminalità comune. Come possiamo stare tranquilli se oggi la polizia penitenziaria ha solo 1.100 unità, con pochissimi mezzi e una formazione ridotta nonostante si debba poi, nei fatti, monitorare giorno e notte decine di boss e terroristi? Mi auguro che lo Stato rifletta su questi numeri e intervenga», ha concluso Capelli. (c.z.)

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