La Nuova Sardegna

La battaglia del pecorino, prezzo latte a picco: tutti contro tutti

Claudio Zoccheddu
Pecorino romano (foto archivio)
Pecorino romano (foto archivio)

Nell’isola continua lo scontro tra allevatori, industriali e cooperative. I pastori minacciano di scendere in piazza. Attacchi e pressing sulla Regione. L’ente che doveva mediare non si è ancora riunito: «Subito un’intesa»

15 gennaio 2017
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SASSARI Nel 2015 un litro veniva pagato 1,10 euro ma si poteva anche arrivare a 1,20. L’anno dopo la quota non superava i 90 centesimi e non scendeva sotto gli 80. Oggi un litro di latte ovino vale 60 centesimi, forse qualcosa in più quando si tratta di produzioni di qualità elevatissima.

Sono bastate tre stagioni per dimezzare il prezzo del latte e le conseguenze iniziano a materializzarsi nelle 11mila aziende zootecniche che dovrebbero rappresentare la spina dorsale dell’economia sarda e che, invece, annaspano sotto il pelo dell’acqua. Il settore agropastorale è sommerso dai debiti e le notizie di uno slaccio dell’energia elettrica o di un’ingiunzione per i mangimi non pagati sono ormai una consuetudine.

I pastori accusano i trasformatori, i trasformatori accusano i pastori ed entrambi se la prendono con la Regione. Emettere un verdetto di colpevolezza è difficile tanto quanto stabilire chi non abbia responsabilità. I produttori lamentano una sovrapproduzione da parte degli allevatori che farebbe precipitare il prezzo del formaggio e, di conseguenza, anche quello del latte. I pastori si chiedono perché la trasformazione sarda, ad esempio, sia limitata a tre formaggi, perlomeno per quanto riguarda i dop: pecorino, pecorino romano e fiore sardo. Ma c’è anche chi domanda perché vengano citate le leggi del mercato quando lo stesso mercato sarebbe governato dalla politica. Le uniche cose certe, dunque, sono la confusione e la distanza tra le parti.

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