La Nuova Sardegna

Il piccolo produttore: «Dobbiamo puntare più sulla qualità»

Il piccolo produttore: «Dobbiamo puntare più sulla qualità»

Gianni Maoddi boccia lo strumento appena varato: «Meglio fare meno formaggio e creare prodotti diversi»

16 gennaio 2017
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SASSARI. I presupposti non lasciavano troppi margini all’interpretazione: «La stagione si presentava davvero molto male – spiega Gianni Maoddi, imprenditore di Nuragus – perché c’erano le giacenze del latte dell’annata precedente, una quantità che il mercato non poteva sostenere». E se il primo passo era incerto, quelli successivi non potevano che continuare nella stessa direzione: «Con un prezzo che partiva dai 90 centesimi della stagione 2015/16 l’immissione di latte nei mercati esteri si è bloccata. Troppo caro, ad esempio, per il mercato greco che ha sempre acquisito alcune delle nostre quote ma che non poteva permettersi una spesa che superava l’euro al litro anche per colpa delle tasse». Congelati i mercati esteri, anche la trasformazione, e gli eventuali nuovi formaggi, non poteva reggere la concorrenza: «Non li producevamo perché entravano in competizione con quelli vaccini, che costano meno e che hanno un mercato molto più vasto se si considera la crisi dei consumi», aggiunge Maoddi.

La sorte, dunque, sembrava segnata da tempo ma la sfera di cristallo è rimasta appannata fino a quando qualcuno non ha deciso che fosse arrivato il momento di guardarci dentro. Un compito che, adesso, potrebbe essere delegato all’organizzazione interprofessionale: «Purtroppo non ci sono i tempi e la Regione può fare poco, magari in futuro ma adesso dobbiamo far risalire il prezzo del latte e dobbiamo farlo subito perché quello che i pastori non dicono è che con queste cifre ci perdono anche i trasformatori che hanno costi di produzione troppo alti per ottenere un guadagno – commenta Gianni Maoddi prima di illustrare le sue idee per la rinascita –. Dobbiamo alleggerire il mercato del formaggio, è l’unico modo per uscire da questa situazione. Dobbiamo iniziare a produrre meno formaggio e, conseguentemente, dovremo indirizzare il latte in surplus verso i mercati che ne hanno bisogno, come la Grecia dove però si potrebbe fare qualcosa solo con prezzi competitivi. Ma non dobbiamo fossilizzarci e una buona idea potrebbe essere quella di aggiungere nuove tipologie di formaggio a quelle che già produciamo, per ampliare l’offerta».

La parte che dovrebbe essere giocata dalla Regione non si discosta troppo da quello che sta già accadendo, perlomeno secondo il produttore di Nuragus: «Prendo come esempio il pegno rotativo. Credo sia un ottimo strumento, una buona idea. Un accordo di questo tipo concede la possibilità di accedere al credito che normalmente viene negato. In questo periodo ci sono aziende che fatica a tirare avanti e questa potrebbe davvero essere una bocca d’ossigeno significativa perché permetterebbe di dare un valore anche alla merce che adesso è ferma. Ovviamente, tutti questi tipi di agevolazioni devono essere controllati e chi vi accede deve farlo con coscienza».

L’ultimo tassello da sistemare nel mosaico della rinascita è quello legato alla produzione: «Non si può produrre senza limiti – conclude Gianni Maoddi –, anche se il prezzo del latte sembra conveniente. Non possiamo inondare il mercato ma dobbiamo rapportarci alla programmazione produttiva e non lasciare nulla all’improvvisazione». Un argomento che potrebbe essere trattato dall’organizzazione interprofessionale. Magari già dalla prima assemblea. (c.z.)

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