La Nuova Sardegna

Province al collasso, politici sardi in rivolta

Province al collasso, politici sardi in rivolta

Alla protesta di Erriu e dei sindaci si aggiunge anche un’iniziativa dei senatori Pd. Arrivano i primi effetti: rinviato il confronto tra governo, Regioni e Anci

27 gennaio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Province al collasso. L’allarme rosso arriva dall’assessore agli Enti Locali Cristiano Erriu. Il motivo è semplice. Non hanno più risorse perché lo Stato preleva dalle loro casse più di quanto incassino. Il Governo avrebbe dovuto restituire alla Sardegna 70 milioni di euro dopo la bocciatura del referendum. La sopravvivenza degli enti cancellati solo sulla carta ha imposto il rifinanziamento delle Province. Ma nella legge Finanziaria lo Stato ha escluso Sardegna e Sicilia.

Senza quelle riorse, e con i tagli previsti per il 2017, 107 milioni di euro, per le Province la bancarotta è certa. Ecco perché la Regione è in rivolta. Ma non è sola. Con lei anche l’Anci. Ieri ci doveva essere il confronto tra Regioni, governo e Anci proprio per il via libera alla norma della Finanziaria che assegnava le risorse a tutte le Province tranne che a Sardegna e Sicilia. È stata rimandata perché il presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, aveva annunciato che avrebbe votato no a quell’accordo.

La mediazione. È già partita l’attività di mediazione tra il governo e le Regioni. I senatori sardi del Pd Silvio Lai, Ignazio Angioni e Giuseppe Cucca hanno scritto al governo e chiesto che venga rivista la decisione. «Anche la Sardegna deve poter accedere ai fondi stanziati dalla finanziaria 2017 per il risanamento dei bilanci delle province – scrivono –. È una vicenda che deve essere chiarita, evitando che sia un inutile elemento di conflitto tra la giunta regionale ed il governo». La lettera è inviata al sottosegretario per gli Affari regionali e alle autonomie Gianclaudio Bressa. «Mentre per alcune Regioni a statuto speciale la competenza sulla finanza locale è stata trasferita dallo Stato alle regioni per altre, Sicilia e Sardegna, questo non è stato richiesto né è avvenuto a oggi». Silvio Lai aggiunge: «I comuni sardi contribuiscono al fondo di solidarietà nazionale, e, se ne hanno diritto ne ricevono una quota parte. Lo stesso vale per le province sarde». Secondo i senatori è «un errore legato ad una diversa interpretazione degli accordi del 2015, accordi importanti che hanno chiuso una vertenza entrate della Sardegna, dopo anni di trascuratezza regionale e di indifferenza dei governi precedenti. Ma da una attenta lettura non prevedono in maniera esplicita il trasferimento delle competenze sulla finanza locale dallo Stato alla Regione».

«Oggi – afferma Silvio Lai – le Province esistono e hanno in carico una serie di interventi per cui è necessario avere a disposizione risorse economiche. Un ulteriore sacrificio andrebbe a colpire non gli enti, ma i cittadini sardi».

M5s. Critico il parlamentare dei 5 stelle Andrea Vallascas. «Una discriminazione gravissima e incomprensibile si abbatte su regioni e comunità già fortemente colpite dalla crisi economica e dai tagli ai trasferimenti dello Stato – dice Vallascas, che ha presentato un’interrogazione –. Le Province e la Città metropolitana di Cagliari vengono cancellate dalla ripartizione di 900 milioni di euro. Oltre a contenere elementi di estrema gravità per la disparità di trattamento tra regioni speciali e ordinarie, il provvedimento metterebbe gli Enti territoriali in una situazione di grave difficoltà finanziaria e gestionale, col rischio di compromettere la qualità e i livelli dei servizi erogati. Se confermato sarebbe una beffa per una regione che è stata progressivamente privata di sostegni economici e dove si è assottigliata la stessa presenza dello Stato, con la chiusura di scuole, ospedali e uffici postali». Ora si apre uno spiraglio perché le province sarde non muoiano per mancanza di risorse. (l.roj)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative