La Nuova Sardegna

La Fondazione Segni: i migranti agricoltori ripopolano l’isola

di Vincenzo Garofalo
Immigrati al lavoro nei campi
Immigrati al lavoro nei campi

Circa 900 stranieri lavorano nelle campagne del Sassarese e del Campidano e qui costruiscono la loro nuova vita

28 gennaio 2017
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SASSARI. Nella Sardegna dello spopolamento, della crisi demografica, dall’abbandono dei piccoli centri, esiste una realtà in controtendenza, una speranza di sopravvivenza per le campagne e le zone interne dell’Isola: i lavoratori stranieri. Arrivano dall’Europa dell’Est e dal nord Africa con una valigia di cartone e iniziano una nuova vita andando a lavorare là dove i giovani sardi non pensano più di avvicinarsi nemmeno in gita: nelle campagne.

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La Fondazione Segni, con uno studio socio-economico sui fenomeni migratori che interessano le campagne dell’Isola, ha stimato in 900 persone la presenza di lavoratori stranieri, comunitari ed extracomunitari, in Sardegna.

Il progetto, dal titolo “Migrazione e accoglienza, spopolamento e integrazione: studi per un nuovo processo di sviluppo delle aree interne della Sardegna”, finanziato dalla Fondazione Sardegna, è coordinato dal Pietro Pulina, docente di economia ed estimo rurale al Dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell’Università di Sassari, e ha coinvolto la docente di sociologia urbana e direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e, Scienze della comunicazione e Ingegneria dell’informazione, Antonietta Mazzette, e i ricercatori Fabio Madau e Daniele Pulino.

L’analisi ha riguardato le imprese agricole e zootecniche del Sassarese del basso Campidano, fra le quali sono emerse differenze marcate. Le aziende del nord sono dedite per la maggior parte all’allevamento animale, e hanno accolto come lavoratori soprattutto persone provenienti dalla Romania e dall’Albania.

«L’accoglienza di questi stranieri che si contrappone allo spopolamento cosiddetto “a ciambella” delle aree agricole e delle zone interne della Sardegna, ha caratteristiche diverse al nord e al sud dell’isola», spiega Pietro Pulina. Mentre i sardi scappano dalle campagne e dai piccoli centri a causa della difficoltà dei sistema dei trasporti e dei collegamenti, all’impoverimento dell’offerta di servizi e di opportunità, i lavoratori stranieri trovano in queste zone nuove prospettive di lavoro e di vita.

Nelle aziende zootecniche trovano casa e vengono assunti dagli imprenditori locali con contratti a tempo indeterminato. Al sud, invece, nelle aziende agricole che hanno necessità soprattutto di lavoratori stagionali, le assunzioni sono a tempo determinato e la manodopera arriva in gran parte dal nord Africa e dal Senegal. Questi lavoratori non vivono in azienda ma si spostano quotidianamente dai centri urbani alle campagne.

Secondo quanto emerso dalla ricerca il reclutamento avviene tramite una rete “amicale” e di conoscenze, e il rapporto di lavoro si basa su una stretta fiducia tra l’imprenditore locale e gli stranieri. Che spesso, in particolare quelli che arrivano dall’est Europa, dopo avere trovato lavoro fanno delle campagne la loro nuova casa e della Sardegna la loro nuova patria.

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