La Nuova Sardegna

Alghero, accusato dal prete di rubare banane: assolto

La chiesa di Santa Maria Goretti dove è avvenuto il furto di frutta
La chiesa di Santa Maria Goretti dove è avvenuto il furto di frutta

Il giudice perdona un 42enne denunciato dal parroco: aveva mangiato i frutti in sacrestia

11 febbraio 2017
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ALGHERO. La comprensione cristiana ha vinto. Peccato che a farla prevalere non è stato un prete ma un magistrato. Il giudice monocratico Silvia Guareschi ha assolto Roberto Pais, 42 anni, algherese nato a Karlsruhe, sotto processo per aver mangiato un paio di banane, del tonno in scatola e del vino rosso trovati in una sala attigua alla parrocchia di Santa Maria Goretti, in via Kennedy. Il fatto non costituisce reato, è la motivazione.

Ammesso di poter dimostrare che l’uomo abbia effettivamente mangiato due scatolette di tonno, accompagnandole con del vino rosso e per chiudere un paio di banane, la sua condotta non ha nociuto a nessuno. Nel senso che non ha recato danno patrimoniale, non ha messo in pericolo l’incolumità di alcuno e non ha rappresentato una minaccia per la comunità o per gli inquilini della chiesa, dato che frequentava quei luoghi abitualmente e ogni tanto veniva reclutato per piccole manutenzioni: essersi servito a piacimento è al massimo poco cortese, ma non è reato. La sentenza mostra il lato più umano della legge e rende ancora più grottesco il paradosso alla base di questa storia che ha impegnato il sistema giudiziario per due anni e mezzo. A portare in tribunale Roberto Pais per il furto era stato Antonio Coppola da Sant’Antimo, in provincia di Napoli, 53 anni, che all’epoca dei fatti era il parroco e che nell’udienza, alla vigilia di Natale, ha cercato di costituirsi parte civile. Il fatto risale alla mattina del 15 giugno 2014. Pais, in sella alla bici con cui si muove per Alghero, verso le 7 stava passando in via Kennedy quando da una finestra ha notato quel “ben di Dio”, è il caso di dire, quantificato in una decina di euro. Non ci ha pensato due volte. Scavalcata la finestra, si è intrufolato nelle stanze parrocchiali e ha mangiato quel che ha trovato. Si è concesso anche qualche bicchiere di vino e, prima di essere scoperto, ha sottratto dalla tavola delle banane.

Un paio, tre al massimo. Ma don Coppola si è accorto del furto e l’ha denunciato. Mettendo nei guai quell’uomo che in fondo sperava che almeno all’interno di una chiesa il suo gesto “fuori legge” sarebbe stato compreso e perdonato. Ma soprattutto, costringendo la giustizia a fare il suo corso, a occuparsi di una questione di pochi euro per un episodio che si sarebbe dovuto concludere con una tirata d’orecchie, un invito a pranzo, un aiuto o un qualsiasi gesto di solidarietà. Oggi il lieto fine. Accogliendo le richieste dell’avvocato difensore, Danilo Mattana, il Tribunale di Sassari ha stabilito che la sua condotta non ha creato alcun danno e non ha messo a repentaglio l’incolumità di nessuno. (g.m.s.)

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