La Nuova Sardegna

Dagli emigrati in Romagna un aiuto ai terremotati

di Claudio Zoccheddu
Dagli emigrati in Romagna un aiuto ai terremotati

L’associazione dei sardi esporta la solidarietà in Umbria e nelle Marche Raccolti foraggio e mangime stipati in un tir di 13 metri destinato a due aziende

20 febbraio 2017
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SASSARI. Insieme per esportare le tradizioni e i valori della cultura sarda. L’associazione “Sardi in Romagna” ha impiegato poco per mettere in campo le buone intenzioni manifestate il 5 maggio del 2015, data di nascita del “circolo” che conta 147 soci e tanti simpatizzanti. E gli spunti offerti dalla cronaca non sono mancati, come i drammatici terremoti che hanno colpito l’Umbria e le Marche tra il 26 e il 30 ottobre. Una sciagura che ha rovinato troppe vite. Tra i più colpiti dalle scosse c’è l’azienda agricola di un emigrato sardo nelle Marche, Pierpaolo Lai. L’uomo, insieme al fratello, aveva tirato su un allevamento a Gualdo, in provincia di Macerata, che il terremoto ha cancellato. Oltre al crollo del capannone che fungeva da stalla, i Lai hanno perso il bestiame e la casa, dichiarata inagibile. A complicare una situazione già ai limiti ci ha pensato la nevicata di gennaio che ha colpito anche gli ultimi animali che non hanno retto al freddo artico che ha congelato le Marche. Una situazione complicata che non è sfuggita alla rete di amicizie dei sardi di Romagna che, in poco tempo, si sono organizzati per portare un minimo di conforto: «Abbiamo deciso di metterci d'impegno per dare una mano ai sardi in difficoltà dopo il terremoto – spiega Mauro Palmas, portavoce dell'associazione –. Tramite amicizie in comune siamo venuti a conoscenza delle difficoltà in cui versava l'azienda Lai e abbiamo deciso di provare a dare una mano». Il tam tam ha avuto un successo immediato: «Abbiamo procurato foraggio e mangime perché durante le fasi preliminari della raccolta ci hanno informato anche delle difficoltà di un allevatore di Fonni, Dino Argiolas, che lavora nei pressi di Fermo». E così da Forlì, sede dell'associazione, ma anche dal resto della Romagna, gli emigrati sardi si sono dati da fare ottenendo un risultato che ricorda la “paradura”, la solidarietà dei pastori nei confronti dei colleghi colpiti da calamità naturali o furti di bestiame: «Un amico di Oristano, Salvatore Brai, ha messo a disposizione un autoarticolato con un rimorchio di 13 metri della sua ditta di trasporti. Noi abbiamo pensato a procurare il foraggio e il mangime». Alla prima paradura romagnola hanno partecipato in tanti, non tutti sardi. Il risultato è stato un rimorchio caricato fino al limite che ha viaggiato verso Gualdo: «Mi hanno raccontato che le famiglie sono rimaste spiazzate quando hanno visto arrivare un camion di queste dimensioni, si aspettavano un furgone o poco più», ha aggiunto Mauro Palmas. Ma se il foraggio è stato racconto gratis, il mangime è stato comprato: «Ma recupereremo i soldi organizzando cene solidali». L’ambasciata sarda in Romagna, dunque, sarà impegnata anche ai fornelli.

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