La Nuova Sardegna

Banco, i lavoratori sul piede di guerra

di Antonio Meloni
Banco, i lavoratori sul piede di guerra

Sit in dei sindacati preoccupati per il nuovo piano industriale: «Si pensa più ai numeri che alla qualità del servizio»

22 febbraio 2017
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SASSARI. Tira aria di bufera al Banco di Sardegna. Il varo del nuovo piano industriale, che dovrebbe essere presentato il prossimo aprile, preoccupa dipendenti e sindacati perché il programma, stando alle critiche, guarderebbe solo ai numeri e non alla qualità del servizio o alle esigenze di un territorio caratterizzato da una marcata specificità.

Il sit in. Ieri, dopo una breve conferenza, nella sala Angioy della Provincia, un centinaio di rappresentanti sindacali, con megafono, striscioni e bandiere, ha attraversato piazza d'Italia alla volta della vicina direzione generale dove c'è stato un chiassoso sit in. Diversi e delicati i punti della vertenza legata alla riorganizzazione che i vertici dell'istituto di viale Umberto stanno affrontando da qualche anno per rispondere alle esigenze di un mercato sempre più europeo.

Sindacati uniti. Durante la mattinata i sindacalisti hanno diffuso un comunicato congiunto redatto dalle cinque sigle sindacali che in Sardegna rappresentano i lavoratori del Credito. Oltre ai confederali, di Cigil-Fisac, Cisl-First e Uil-Ca, c'erano anche gli autonomi della Fabi, l'Ugl e l'Unisin.

Sportelli chiusi. Nel precedente biennio 2015-2017, stando alla denuncia, la Bper avrebbe chiuso 102 sportelli di cui 65 solo del Banco di Sardegna. A questo si deve aggiungere il programma di ristrutturazione della rete studiato per rispondere alle esigenze del mercato, ma che, secondo il sindacato, avrebbe prodotto solo una riduzione degli organici e lo scadimento della qualità del servizio. Brucia anche il trasferimento oltre Tirreno dei centri decisionali, il caso di Sardaleasing, che ha direzione a Milano, è un esempio.

La protesta. Antonio Barberio, segretario della Cgil, responsabile nazionale del Gruppo Bper, non usa mezzi termini: «Se queste sono le logiche in base alle quali è stato impostato il Piano, non siamo più disposti ad accettarle». Per Maria Antonietta Soggiu (Fabi), il nuovo piano sarebbe la fotocopia di quello precedente: «Stanno buttando a mare le nostre storie e la specificità del territorio – dice – mentre dovrebbero valorizzare le persone e migliorare i servizi».

Piccoli centri. Giovanni Dettori (Uil-Ca) parla di un graduale svilimento delle mansioni e della riduzione di servizi e uffici che ricadrebbe soprattutto sui piccoli centri. Paolo Birocchi (Ugl)chiama a raccolta il movimento sindacale e lancia un appello: «Dobbiamo fare sistema per salvare il Banco di Sardegna e l'economia dell'isola».

Assenza di dialogo. Preoccupa anche la rottura delle relazioni sindacali e la conseguente assenza di dialogo con la direzione in un momento delicato in cui il confronto, al contrario, dovrebbe essere serrato.

Nuove assunzioni. Ma va detto anche che il Banco, lo scorso novembre, ha fatto 19 nuove assunzioni rilevando i dipendenti del call center privato che lavorava per l'ex Banca di Sassari. A queste devono esserne sommate altre quattro che fanno salire a 23 le unità reclutate dalla Banca di viale Umberto nell'ultimo biennio. Operazione apprezzata, tenuto conto del fatto che ora quei lavoratori sono stabili.

Stato di agitazione. Quella di ieri è solo la prima iniziativa di protesta alla quale ne seguiranno delle altre visto che lo stato di agitazione, proclamato dai sindacati, è tutt'ora in corso. C'è anche chi ventila la possibilità di una grande manifestazione di tutti i lavoratori del gruppo da inscenare a Modena di fronte alla sede della direzione generale di via San Carlo.

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