La Nuova Sardegna

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Littarru: «L’unica arma è il lavoro»

Littarru: «L’unica arma è il lavoro»

Il primo cittadino di Desulo: buona iniziativa ma da sola non basta

23 febbraio 2017
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SASSARI. È uno dei sindaci nel mirino e pochi giorni fa ha denunciato di sentirsi abbandonato dallo Stato. Gigi Littarru, primo cittadino di Desulo, tra il 2015 e il 2016 ha subìto almeno quattro intimidazioni. Una più pesante delle altre: il 19 febbraio dell’anno scorso qualcuno ha esploso diverse fucilate contro la sua casa. I pallettoni si sono conficcati sul muro, accanto al caminetto e alle foto di famiglia. Era notte, il sindaco, la moglie e i figli dormivano. Nessuno di loro si è fatto male. Ma la paura, a distanza di 12 mesi, è rimasta. Perché quelle fucilate sono arrivate dopo le croci sui muri, dopo le scritte e le auto incendiate ad alcune sostenitrici del sindaco in una campagna elettorale carica di tensione. Dopo un anno gli attentatori sono ancora a spasso e in paese arrivano le telecamere. Desulo è infatti uno dei Comuni che beneficerà del cofinanziamento regionale: «Ci hanno impiegato 5 anni a concludere l'iter – dice senza nascondere l’amarezza Gigi Littarru – ora dobbiamo mettere gli importi in bilancio, approvarlo e poi fare la gara, quindi prima di un anno non avremo le telecamere». Che senza dubbio sono utili «ma da sole non bastano per combattere la criminalità. Prima delle telecamere serve il lavoro». Perché solo quello può rasserenare gli animi e contemporaneamente frenare lo spopolamento. E poi «se la gente continua a scappare chi dovremmo controllare o meglio video controllare? Serve un progetto, un piano per le zone interne e montane. Serve una fiscalità di vantaggio che attiri investimenti e servono infrastrutture che ci consentano di collegarci a Cagliari e Nuoro. Come al solito – conclude il sindaco Littarru – tamponano una ferita che dovrebbe essere operata». (si. sa.)

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