La Nuova Sardegna

Province sarde al collasso ma super premi per i dirigenti

di Alessandro Pirina
Province sarde al collasso ma super premi per i dirigenti

Per i manager passati da Olbia Tempio a Sassari il bonus si è più che triplicato: da 6mila a 22mila euro Netto il divario con il personale: budget di 273mila euro da dividere tra i 370 lavoratori

02 marzo 2017
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SASSARI. Le casse sono vuote. Non ci sono soldi per la manutenzione delle strade, né per gli edifici scolastici. Neppure per la benzina delle auto di servizio. Le Province resuscitate dal no al referendum del 4 dicembre sono al collasso. È un grido d’allarme quotidiano. Ma la quasi impossibilità di garantire i servizi viene ugualmente premiata. Così prevedono la legge e i contratti. E così succede che ai dirigenti della Provincia di Sassari venga assegnata come premio di produttività una cifra tra 21 e 22mila euro. Un maxi assegno che moltiplicato per 10 - il numero totale dei dirigenti - arriva a quasi 220mila euro. Un tesoretto annuo che esiste da tempo, da quando le Province avevano pari dignità con Comuni e Regioni e non erano costrette a fare i salti mortali per sopravvivere. I dirigenti di piazza d’Italia vengono da sempre gratificati con super premi di fine anno. Uno status che ora è stato esteso anche agli ex dirigenti della ormai ex Provincia di Olbia Tempio, inglobati anch’essi da Sassari insieme all’intera Gallura.

Il caso Olbia. I manager di via Nanni, infatti, hanno trovato l’Eldorado con l’addio alla provincia della Gallura e il riabbraccio forzato con Sassari. Fino al 2015, quando la provincia del nordest non era stata ancora liquidata, il loro premio di produttività non superava i 7mila euro. Per l’esattezza 6mila e 800 euro a dirigente. L’ente gallurese destinava a fine anno ai suoi manager un tesoretto di 41mila euro. Quello era il fondo a disposizione in via Nanni. Molto più povero di quello che aveva a disposizione la Provincia di Sassari.

Il fondo comune. Con l’addio definitivo all’ente di Olbia Tempio, che ha cessato di vivere il 30 giugno 2016 insieme a Medio Campidano, Carbonia Iglesias e Ogliastra, i due fondi sono stati unificati. O meglio il tesoretto della Gallura è andato a rimpinguare il molto più ricco budget che Sassari si era costruita negli anni. E così a fine anno quel fondo comune di 216mila euro è stato suddiviso tra i 10 dirigenti di piazza d’Italia. Compresi i quattro di Olbia Tempio, che sotto Sassari hanno visto più che triplicare il loro bonus di fine anno. Dai poco meno di 7mila euro del 2015 agli oltre 22mila di 12 mesi dopo.

I dipendenti. Cifre importanti, soprattutto in un’epoca in cui la spending review è entrata a fare parte del vocabolario quotidiano. In un momento storico in cui tirare la cinghia è lo sport nazionale più diffuso. Ma cifre soprattutto lontane, troppo lontane, da quelle messe a disposizione dei dipendenti. Anche per loro è previsto un fondo per i premi di produttività. Che quest’anno era di 273mila euro. Da dividere però per 370. I più fortunati hanno ricevuto intorno ai mille euro, ma non sono pochi quelli che a fine anno si sono dovuti accontentare di poche decine di euro. Con una forte flessione dei bonus dei dipendenti galluresi, che ai tempi di Olbia Tempio arrivavano a mettere insieme assegni più cospicui.

Pensionamenti. A incidere sulla riduzione dei premi di produttività dei dipendenti della Provincia sono stati i numerosi pensionamenti. L’uscita di scena di una parte del personale, e dunque la presenza di un numero inferiore di retribuzioni, ha comportato un inevitabile impoverimento del fondo. Il che per i dipendenti ha significato una pesante sforbiciata del premio di fine anno.

L’amministratore. Il timoniere della Provincia, l’amministratore straordinario Guido Sechi, ammette l’esistenza di una disparità di trattamento tra dirigenti e dipendenti, in particolare i funzionari. «Ma si tratta di norme che esistono da tempo, su cui di certo non possiamo intervenire noi – dice –. È vero, i dirigenti degli enti pubblici sono pagati bene, mentre lo sono meno i funzionari, ma sono diritti acquisiti, previsti dai contratti».

Servizi essenziali. Il problema è che gli stessi dirigenti, e di conseguenza il personale, hanno difficoltà a garantire quei servizi che giustificano ancora l’esistenza delle Province. Dalla manutenzione delle strade e del verde alla sicurezza degli edifici scolastici. La mancanza di fondi ha paralizzato l’ente, lo ha costretto a tenere le auto di servizio in garage perché mancano i soldi della benzina.

Fondi statali. Di qui la guerra allo Stato che, con un colpo di mano, aveva sottratto alle regioni a Statuto speciale i fondi per far funzionare le Province. 600 milioni che il governo aveva destinato solo a quelle ordinarie. È stata proprio la Sardegna, capeggiata dagli assessori Paci ed Erriu, a spingere affinché l’esecutivo facesse retromarcia. Un pressing che ha dato i suoi frutti: i 20 milioni destinati alla Sardegna arriveranno presto nelle casse della Regione. Alle Province non resta che aspettare.

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