La Nuova Sardegna

«Contiamoci da vive» Il lungo corteo sfila per Federica

«Contiamoci da vive» Il lungo corteo sfila per Federica

Altissima partecipazione all’evento organizzato a Cagliari Il pensiero commosso verso l’ultima vittima di femminicidio

09 marzo 2017
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CAGLIARI. Il pensiero va a Federica, alla sua vita spezzata, alle sue bimbe vittime di una violenza cieca. E poi a tutte le altre, alle donne vittime di femminicidio e a quelle che subiscono abusi e soprusi. Sottomesse dai mariti, perseguitate dagli ex ma anche discriminate dai datori di lavoro. Il lungo corteo nero e fucsia ha sfilato per loro, per dire no alla violenza di genere, In testa lo striscione «Manc'una de mancu» (Non una di meno): questo lo slogan scelto a Cagliari, una delle piazze coinvolte nelle manifestazioni dell’8 marzo. Anzi “Lotto marzo”. Erano alcune migliaia le donne protagoniste, arrivate da tutta l’isola: appuntamento davanti all’ex carcere di Buoncammino, dove si sono fermati i pullman provenienti da Sassari, Oristano e Olbia, mentre una manifestazione analoga e ugualmente partecipatissima nelle stesse ore si è svolta a Nuoro. Le donne hanno aderito allo sciopero globale indetto in 40 Paesi, perché «Vogliamo contarci vive», e «Scioperare è il nostro atto d'amore per il mondo», alcuni degli slogan. Il serpentone colorato e rumoroso, tra bandiere della pace, cori, fischietti e tanti cartelli come quello delle studentesse del Liceo Siotto, «Per una scuola ricca di differenze», ha attraversato le vie dalla periferia al centro paralizzando il traffico. Tantissime donne ma in coda anche numerosi uomini. «L'8 marzo torna ad essere un momento di forte mobilitazione femminista. Torniamo in piazza - ha spiegato Tiziana De Benedetto a nome della rete “Non una di meno Cagliari – per occupare spazi fisici e virtuali, prenderci il diritto di parola». Al fianco delle donne anche il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, che ha sottolineato la necessità di un impegno maggiore nella definizione di leggi che favoriscano processi culturali preventivi e che sostengano progetti di educazione al rispetto delle donne, «soprattutto a partire dalle scuole primarie che aiutino le famiglie e gli insegnanti a formare dei cittadini consapevoli.

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