La Nuova Sardegna

Cicu jr assunto dalla Comi Il padre: mai chiesto favori

Cicu jr assunto dalla Comi Il padre: mai chiesto favori

Vietato pagare i propri parenti: il figlio dell’eurodeputato nello staff della collega Il parlamentare: «È il suo lavoro ed è stata una collaborazione di pochi mesi»

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SASSARI. «Non ho mai chiesto favori per nessuno. E ancora meno per mio figlio». L’eurodeputato di Forza Italia, Salvatore Cicu, si difende dall’accusa di aver aiutato il figlio Massimiliano a entrare nello staff della collega Lara Comi, aggirando così il divieto europeo di assumere familiari tra i propri collaboratori al Parlamento. Divieto violato proprio dalla Comi, che per un anno ha avuto la madre come assistente e ora deve restituire i 126mila euro percepiti indebitamente. La vicenda risale alla prima legislatura della parlamentare lombarda, che, invece, come riporta il quotidiano Libero, in quella successiva - la stessa in cui l’eurodeputato cagliaritano ha centrato l’elezione a Strasburgo - si è avvalsa anche della collaborazione di Cicu jr per la gestione del suo sito e dei social. Tutto secondo la legge, che vieta di assumere i propri familiari, ma non quelli di altri parlamentari. Insomma, l’ostacolo non è così insormontabile, anzi, ma Cicu giura di non avere messo bocca sulla assunzione del figlio Massimiliano, titolare della Reserve communication, specializzata appunto nella comunicazione e nella gestione di siti web .

La difesa. «È solo una forzatura – dice l’eurodeputato, secondo più votato di Forza Italia alle Europee del 2014 nella circoscrizione Isole –. Io non ho mai chiesto a nessuno di assumere mio figlio. Io rifiuto i favori come concetto. Lui è un professionista, si occupa di comunicazione per lavoro. E poi parliamo di una breve collaborazione per pochi mesi. Il tutto regolato da un contratto pubblico». Tutto alla luce del sole, dunque, per l’eurodeputato. Come lo è anche il forte legame politico con Lara Comi, insieme a cui ha fondato il movimento “Siamo italiani” all’interno di Forza Italia.

Furbetti a Strasburgo. La vicenda di Lara Comi e della assunzione della madre come assistente è emersa nei giorni scorsi insieme a numerosi altri casi di parlamentari europei finiti sotto inchiesta per l’uso improprio di fondi comunitari. Un lungo elenco di cui oltre la Comi, che si è difesa sostenendo di non essere a conoscenza della norma che vieta l’assunzione di familiari, fanno parte altri 5 eurodeputati italiani. Dall leghista Mario Borghezio, all’ex Pd Pier Antonio Panzeri, passato con il nuovo movimento dei bersaniani, dal segretario del Psi e viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini, alle grilline Laura Agea e Daniela Aiuto. (al.pi.)

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