La Nuova Sardegna

Condannato per abuso d’ufficio magistrato trasferito a Sassari

di Nadia Cossu
Condannato per abuso d’ufficio magistrato trasferito a Sassari

Verdetto definitivo in Cassazione per il pm Maurizio Musco, in servizio alla procura di Siracusa Venti giorni fa chiuso il processo di primo grado per tentata concussione: 3 anni e 8 mesi

23 marzo 2017
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SASSARI. Una condanna a 18 mesi di reclusione per abuso d’ufficio diventata definitiva. E, a distanza di una settimana, una seconda sentenza di condanna (in primo grado) emessa dal tribunale di Messina a tre anni e otto mesi per tentata concussione.

L’imputato in questione non è una persona qualunque. È chi, solitamente, le condanne le chiede per altri, indossando la toga da magistrato davanti al giudice. Si tratta del pm Maurizio Musco, in servizio (almeno fino a qualche settimana fa) alla Procura di Siracusa. Ora lo stesso magistrato è stato trasferito d’ufficio dal Csm alla Procura della Repubblica di Sassari. Almeno sulla carta. Musco risulterebbe già in organico anche se fisicamente nessuno lo ha ancora visto tra i corridoi al terzo piano del palazzo di giustizia di via Roma. Lo spostamento a Sassari è una decisione assunta dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura che ha disposto la sanzione della perdita di anzianità di un anno oltre a quella accessoria del trasferimento d’ufficio a Sassari. Il Csm ha quindi definito solo la parte non oggetto del procedimento penale. Un provvedimento provvisorio in attesa di quello successivo che probabilmente ci sarà solo dopo che la Cassazione avrà depositato le motivazioni della condanna.

La notizia ha comprensibilmente suscitato qualche reazione di disappunto considerate le due inchieste che vedono coinvolto il pm di Siracusa. La prima, che gli è costata la condanna definitiva a 18 mesi, riguarda il caso dei “veleni in Procura”, come era stato ribattezzato all’epoca, nel 2012. In particolare, al magistrato era stata contestata la mancata astensione in una vicenda giudiziaria nella quale era coinvolto un avvocato, suo amico. La corte d’appello di Messina, nel 2015 aveva ribaltato la sentenza di assoluzione del febbraio 2014 e dichiarato responsabile il sostituto procuratore Maurizio Musco. Una decina di giorni fa la Cassazione ha confermato quella condanna. Nelle more della sentenza d’appello, il sostituto Musco – per il quale il ministro Paola Severino aveva chiesto l’allontanamento da Siracusa – era stato reintegrato dal Csm che aveva ritenuto insussistenti le cause di incompatibilità proposte dal ministro nell’azione disciplinare.

A distanza di pochi giorni dal pronunciamento della Suprema corte per l’abuso d’ufficio, è arrivata la condanna della prima sezione penale del tribunale di Messina (presidente Silvana Grasso, a latere Monia De Francesco e Letteria Silipigni) per tentata concussione. Stavolta i fatti risalgono al 2007 quando ci fu un’ispezione della polizia in una villa di Augusta dove il pm, insieme ad altre persone, stava partecipando a una festa. Dopo alcuni giorni – secondo i magistrati titolari dell’inchiesta – Musco avrebbe convocato in Procura a Siracusa i poliziotti che avevano effettuato i controlli nella villa perché a suo dire avrebbero commesso irregolarità durante l’ispezione. E ne avrebbe anche iscritto uno nel registro degli indagati. A sua volta il dirigente del commissariato di Augusta aveva presentato una denuncia che aveva fatto scattare le indagini a carico del pm.

Dopo la condanna a 3 anni e 8 mesi, i legali di Musco hanno annunciato ricorso in Appello.

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