La Nuova Sardegna

Baby profughi la Regione spinge per l’accoglienza

di Claudio Zoccheddu
Baby profughi la Regione spinge per l’accoglienza

Angela Quaquero: i piccoli hanno perso i genitori nel viaggio L’Ue finanzia i progetti d’inclusione per orfani e adolescenti

25 marzo 2017
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SASSARI. Non hanno idea di dove siano finiti e soprattutto non sanno perché abbiano attraversato il Mediterraneo insieme a un gruppo di sconosciuti. Sono i bambini non accompagnati, gli involontari protagonisti di un dramma nel dramma, quelli che potrebbero essere definiti come gli sfortunati “orfani di viaggio”. Uno status che definisce i piccoli migranti che hanno perso i genitori durante il cammino. Un percorso che generalmente inizia dai paesi dell'Africa subasahariana e dovrebbe terminare in Europa. Purtroppo, però, può capitare che a destinazione - per modo di dire - arrivino solo i bimbi. Soli. E la macchina dell’accoglienza azionata dall’Unione europea è costretta a cullare piccoli uomini con alle spalle storie molto più grandi di loro.

I baby migranti. «Per fortuna questa volta quelli arrivati senza accompagnatori sono pochi – spiega Angela Quaquero, delegata per l’immigrazione della Giunta regionale – al contrario il totale dei minori è significativo. La distinzione delle esperienze è dettata dall’età: i più piccoli arrivano in Europa dopo aver perso i genitori durante il viaggio mentre gli adolescenti partono da soli perché le famiglie non possono permettersi trasferimenti collettivi. Una volta arrivati a destinazione, e sistemati, hanno il compito di spedire a casa parte dei possibili guadagni». Prima, però, entrano nel circuito dell'accoglienza.

Le procedure. Non sono cambiate negli ultimi tempi: «Gli adulti finiscono nelle strutture messe a disposizione dai privati ma per i minori – aggiunge Angela Quaquero – seguiamo procedure che impongono la sistemazione nei centri Sprar che hanno i requisiti per ospitarli fino al raggiungimento della maggiore età. Nel frattempo frequentano i corsi scolastici». E proprio sui minori si era diffusa un’informazione infondata smentita dalla delegata della Regione: «I costi del sostentamento non sono a carico delle amministrazioni comunali ma vengono coperti dall'Unione europea».

Le opportunità. L’atteggiamento sta cambiando grazie alla maggiore sensibilità dei sindaci e alla prospettive per chi offre ospitalità: «Tutti i comuni possono dotarsi di comunità dedicate ai minori all’interno dei centri Sprar - continua Angela Quaquero – che possono diventare opportunità lavorative per i residenti. L’Unione europea, al contrario di quello che accade con i maggiorenni, non ha fissato alcun tetto economico per le spese legate all’accoglienza. Significa che la presenza di un centro di questo tipo potrebbe garantire ricadute occupazionali nei territori perché sarebbero indispensabili figure come gli educatori e gli psicologi. Non solo, mentre la presentazione delle manifestazioni d’interesse per i centri destinati agli adulti scade tra pochi giorni, il 31 marzo, quelli per l’ospitalità dei minori sono bandi a sportello, ovvero senza scadenza». Quando si parla di integrazione, poi, la possibilità di interagire con i ragazzi, e soprattutto bambini, potrebbe diventare la scorciatoia per garantire un inserimento che, per gli adulti, è invece più complicato.

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