La Nuova Sardegna

La festa per la Paradura il cuore dell’isola a Cascia

di Marco Bittau
La festa per la Paradura il cuore dell’isola a Cascia

Consegnate le mille pecore donate dalla Sardegna ai pastori terremotati Il sigillo finale con il concerto degli Istentales di Gigi Sanna e Tullio De Piscopo

03 aprile 2017
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OLBIA. Si chiama Rita, come Santa Rita da Cascia, il primo agnellino figlio della paradura, nato proprio all’arrivo dei pastori sardi nell’Umbria ferita dal terremoto. Dopo tante lacrime e macerie, un segno di gioiosa speranza e di generosa ricostruzione. Significa che la vita e il lavoro ricominciano, proprio come insegna Sa paradura, l’antica tradizione delle campagne sarde che vuole i pastori sempre pronti a offrire le loro pecore per aiutare a ricostituire le greggi a chi la vita ha voltato le spalle. A chi ha perso tutto.

Ieri la missione di solidarietà dei pastori sardi a Cascia ha vissuto il suo momento più intenso. Prima di tutto la consegna ufficiale delle mille pecore e dei 500 quintali di foraggio, davanti agli occhi gonfi di lacrime del sindaco di Cascia, Gino Emili, commosso da tanta generosità. «È stato un enorme gesto di solidarietà e di amicizia – ha detto – non lo dimenticheremo mai».

L'assegnazione delle pecore è avvenuta secondo tradizione, cioè a stumbu, attraverso la mano di un bambino bendato che ha destinato i capi ai 38 pastori di Cascia semplicemente toccandole. Anche la bendatura è un antico rito sardo: non sono ammessi favoritismi e quindi è vietato scegliere le pecore migliori a scapito di altre di minore qualità.

Terminata la donazione, è stata la volta del grande pranzo offerto in amicizia a tutta la comunità. A tavola e sulla brace i gioielli della tradizione gastronomica sarda: malloreddus, porcetti, formaggio e salsicce assortite. In serata, i passaggi in corteo delle maschere tradizionali sarde e umbre. Infine, il concertone degli Istentales con Tullio De Piscopo. Un successo straordinario che ha riempito d’orgoglio il gruppone sardo (almeno 200 persone giunte da ogni parte dell’isola) partito da Olbia venerdì scorso a bordo di una nave carica di pecore e solidarietà. Entusiasmo e commozione sul palco, a cominciare da Gigi Sanna, il barbuto cantante degli Istentales, pastore pure lui, padre di mille paradure. È lui l’anima della spedizione, lui l’organizzatore della straordinaria macchina della solidarietà che in pochi mesi ha coinvolto tutta la Sardegna, dalla Barbagia alla Gallura, dall’Ogliastra al Campidano, dalla Nurra al Sarrabus. «Ovunque nell’isola abbiamo incontrato una disponibilità e una voglia di partecipare come mai era accaduto prima – racconta – questa è la vera anima della Sardegna».

«Vogliamo ridare speranza e coraggio alle persone che ne hanno davvero bisogno – dicono Battista Cualbu e Luca Saba, presidente e direttore di Coldiretti Sardegna che ha coordinato la logistica dell’operazione – e tutto questo avviene proprio nel momento in cui i pastori della nostra isola stanno anche loro attarversando una fase di grande difficoltà».

Nel campo della paradura allestito a Cascia sventolano le bandiere della Coldiretti, ma anche quelle dei innumerevoli associazioni e gruppi di volontariato. «In qualche modo volevamo dare il nostro contributo – dicono Benedetto Fois presidente della Cna Gallura e Mario Gattu, presidente del consorzio industriale Cipnes di Olbia – siamo venuti con un gruppo di artigiani e ci siamo messi a lavorare». Con la delegazione gallurese è partito in Umbria anche il gruppo Su Mascadore di Padru.

All’arrivo in Umbria i pastori sardi hanno trovato una situazione ancora molto difficile. Sette mesi dopo il terremoto sono oltre 10 mila gli animali morti o feriti a causa delle scosse e del maltempo che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al gelo. «Queste condizioni – spiega Coldiretti – hanno tagliato del 30% la produzione di latte mentre lo spopolamento ha ridotto le opportunità di mercato. Insomma, un disastro». In questo scenario anche la nascita premonitrice di un agnellino figlio della paradura è un raggio di sole. Non poteva che chiamarsi Rita e per questo Gigi Sanna l’ha subito preso in braccio e ha bussato alle porte del convento delle suore di clausura dedicato a Santa Rita da Cascia. Le suore hanno aperto la porta, si sono mostrate e hanno accolto l’agnello. Un segno dopo l’altro.

@marcobittau

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