La Nuova Sardegna

Parlano i turisti

La nostra forza? Mare e seadas

La nostra forza? Mare e seadas

I visitatori apprezzano il buon cibo ma anche la storia dell’isola

04 aprile 2017
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MILANO. La Sardegna, vista dai turisti. Quelli che passano davanti allo stand dell’Isola, alla Bit, fanno il pieno di brochure (e, in alcuni casi, si lamentano che siano solo in italiano e non in inglese...).

Ma che cosa sanno, della Sardegna? «Secondo voi? - chiedono, scherzosamente Roberta, Gianluca, Antonella e Sabrina, agenti di viaggio di Torino - Ma il mare, ovviamente».

Il mare è tutto, o quasi. «Quasi - spiegano i quattro, in coro -. Perché da voi c’è tranquillità, c’è tanto spazio, così noi turisti ci possiamo stare senza darci fastidio».

Più o meno così dappertutto, nell’Isola. Perché poi i quattro, che sono stati spesso in Sardegna d’estate, aggiungono: «Senza darci fastidio, tranne che a Stintino e San Teodoro. Spiagge belle, ma in agosto un po’ affollate...». E quali sono le spiagge più amate? «Chia, Berchida...» rispondono senza esitazioni.

«Però - aggiungono - c’è anche la cultura. Abbiamo visto le miniere, a Carbonia: belle, bella storia. Sai, quando si ha un po’ di tempo libero dal mare si guardano anche queste cose...».

Altre due turiste, stessa risposta. «Che cosa conosciamo della Sardegna? Il mare» rispondono Ester e Manuela, guide turistiche di Milano.

«I colori del mare della Sardegna sono unici - dicono - ma c’è anche dell’altro: la storia, il cibo».

Ester è stata in Costa Smeralda, anni fa, «un posto bellissimo e mi piacerebbe tornarci». Lei si ricorda di un liquore, «il mirto, molto buono».

Manuela, invece, apprezza altro: «Il pane carasau. Eppoi quei ravioli su cui si mette il miele... Come si chiamano? Sì, seadas, ecco come si chiamano: ottime. Questi sono i punti di forza della Sardegna. Come la sua storia. Ci piace perché è così diversa da quella di noi milanesi, lom bardi». (g.pi)

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