La Nuova Sardegna

Caria: per crescere puntiamo sui Consorzi

di Giandomenico Mele
Caria: per crescere puntiamo sui Consorzi

L’assessore: «Penalizzati dalle troppe frammentazioni». E cita il modello del Vermentino di Gallura

11 aprile 2017
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VERONA. Una folta rappresentanza di medagliati che prova a fondere ori, argenti e bronzi per trasformarsi in un vero esercito alla conquista dei mercati internazionali. L’edizione 2017 del Vinitaly ha confermato, ancora una volta, la grande qualità delle cantine della Sardegna, pluripremiate tra il 5 Star Wines e il Grenache du Monde, il concorso enologico internazionale arrivato alla quinta edizione e dedicato al vitigno a bacca nera più coltivato nel mondo, che in Sardegna, regione ospitante del Cannonau, ha incoronato 44 cantine. La parola chiave è ancora una volta consorzio, nulla di nuovo sotto il sole: ma la spinta dei successi potrebbe accelerare su un effetto aggregante che ha portato al successo una regione come il Veneto. «La chiave è quella di fare rete, penso sia importante ragionare nell’ottica della creazione di consorzi che aggreghino i singoli vitigni – spiega l’assessore all’Agricoltura, Pier Luigi Caria –. Noi crediamo che il modello possa essere quello del Consorzio Di Tutela del Vermentino della Gallura Docg attraverso una regia regionale».

Microaziende. Il punto è che le aziende vinicole sarde sono molte e piccole. Forse troppo. «Il nostro obiettivo deve essere quello di farci conoscere all’estero, portando il prodotto su altri mercati, dove attraverso la qualità dei nostri vini possiamo imporre prezzi superiori e avere maggior margine di profitto – spiega Caria –. Da qui la necessità di fare rete, con gli imprenditori che comincino a ragionare nella logica dei consorzi». Il frazionamento è estremizzato in una terra come la Sardegna, doveva la media è di un ettaro di estensione per azienda vinicola, quando 30 anni fa le superfici a vigneto erano il triplo di quelle di oggi. Magari il segreto potrebbe anche essere quello di rinunciare a un po’ di autonomia e riti spesso familiari, per guadagnare in un aumento di volume dell’attività dei produttori. «Per aggredire i mercati internazionali bisogna stare insieme. I francesi vendono meglio di noi il loro prodotto, che spesso è di qualità inferiore – conferma l’assessore all’Agricoltura –. I prezzi dei loro vini sul mercato sono più alti, anche il doppio dei nostri». Dopo aver perso gran parte della superficie coltivabile, la Sardegna produce appena 600 mila ettolitri, l’1,5 per cento del vino italiano. Sempre più vini di qualità, ma le cantine si moltiplicano raggiungendo una cifra stimata di quasi 300 etichette, in un mercato dove l’offerta parcellizzata non fa rima con export. Al Vinitaly, la più importante rassegna mondiale dell’enologia, in compagnia del ProWein di Düsseldorf, la Sardegna è scesa in campo con 71 cantine. «Non pretendo di avere la verità in tasca, insieme dobbiamo iniziare un percorso che ci consenta di sbagliare meno uscendo da un mondo dell’agricoltura che ha visto l’assessorato come una sorta di pronto soccorso del sistema produttivo, invece di impostare una vera programmazione – conclude Caria –. Noi vogliamo migliorare i servizi per liberare nuove risorse e aiutare i giovani a investire nell’agricoltura».

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