La Nuova Sardegna

Dalla Maddalena a Olbia ma il parto è in sala degenze

di Walkiria Baldinelli
Dalla Maddalena a Olbia ma il parto è in sala degenze

Tutte le quattro postazioni attrezzate erano già occupate da altre donne La vicenda riapre la polemica sulla soppressione del punto nascite al Paolo Merlo

14 aprile 2017
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LA MADDALENA. Per il primo parto una giovane mamma maddalenina aveva scelto una tecnica indolore: l'analgesia epidurale. Volontà che le è stata negata. Il nascituro ha deciso di venire al mondo prima della data prevista e, nonostante si fosse trasferita da qualche giorno a Olbia con la famiglia, quando la donna è arrivata all'ospedale Giovanni Paolo II ha dato alla luce il figlio in sala degenze. In corso c'erano cinque parti e le quattro sale attrezzate erano tutte occupate. È stato impossibile somministarle l'analgesico perché è un intervento che può essere fatto solo in una sala attrezzata.

La vicenda riaccende i riflettori sulla battaglia, mai sopita, contro la cancellazione del punto nascita dell'ospedale Paolo Merlo. La neo mamma ha dovuto anche sostenere le spese di soggiorno, sue e dei familiari, per il periodo precedente al ricovero. Secondo le nuove procedure imposte dalla vecchia Asl, si era dovuta rivolgere all'ospedale Giovanni Paolo II. Per evitare i rischi del travaglio durante il trasferimento dalla Maddalena, da qualche giorno soggiornava a Olbia. La donna aveva programmato il parto indolore, ma le aspettative sono andate deluse il 1° aprile perché non ha potuto alleviare come aveva richiesto i dolori con l'analgesia epidurale.

«È il secondo caso di assistenza inadeguata a due partorienti maddalenine in pochi giorni – denuncia il consigliere regionale Pierfranco Zanchetta (Upc) –. Un'altra neo mamma aveva rischiato di partorire in ambulanza. Questa volta la giovane donna ha partorito in una stanzetta non attrezzata per l'indisponibilità delle quattro sale parto, tutte occupate. Neanche in questo caso sono stati garantiti i “percorsi preferenziali” per le gestanti maddalenine, previsti nei nuovi protocolli sanitari dopo la chiusura del punto nascita». Con un'interrogazione, chiede all'assessore regionale alla Sanità le motivazioni per cui non sono stati attivati i protocolli previsti al fine di alleviare i disagi sopportati dalle maddalenine e dalle loro famiglie. Zanchetta chiede «se non sia più opportuno riaprire il punto nascita con le garanzie di sicurezza che possono essere date col servizio di équipe mediche itineranti».

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