La Nuova Sardegna

Modello emiliano per il latte sardo

Modello emiliano per il latte sardo

La proposta di Italia Attiva: «Ispiriamoci al Consorzio del parmigiano reggiano»

16 aprile 2017
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SASSARI. Prendere spunto e ispirazione dal Consorzio Dop del parmigiano reggiano per affrontare e risolvere il problema del prezzo del latte.

«Per combattere il tracollo del prezzo del latte ovicaprino occorrono soluzioni strutturali. Non servono gli spot come quelli proposti finora dalla politica regionale. Altrimenti sarà la fine di un’intera categoria e di tutto l’indotto». Lo sostiene Tore Piana, coordinatore regionale di “Italia Attiva” che guarda con interesse verso quanto fatto oltre il Tirreno: «Quello introdotto dal Consorzio Dop del parmigiano reggiano è un modello ben sperimentato – sostiene Piana – che prevede l’introduzione di quote latte per gli allevatori in modo da evitare l’accumulo di eccedenze. Ma il tetto limite nella produzione sarà coperto da un indennizzo in relazione alla quantità non prodotta rispetto al passato».

L’iniziativa, infatti, stabilisce l’istituzione di piani produttivi all’interno della Dop sulla base delle produzioni degli ultimi cinque anni. In rapporto alla parte eccedente, cioè alla parte fuori quota, a ciascun allevatore potrebbe essere assegnata un’integrazione sul mancato reddito, stabilendo di inserire nel Psr 2014-2020, al primo pilastro del Premio Unico, una quota di compensazione nel mancato reddito per ogni produttore. Il prezzo, quindi, sarà riconosciuto per quintali di latte.

Secondo l’esponente di Italia Attiva, il piano sarebbe attuabile con un decreto del ministero delle Politiche agricole e della con la Regione, senza l’approvazione dell’Unione europea. «A differenza di quanto avviene nel Reggiano – specifica Piana – proponiamo che le quote siano applicate agli allevatori e non ai caseifici. In questo modo gli indennizzi andrebbero direttamente ai produttori, che sono l’anello più debole dell’intera filiera. Sarebbe un vero intervento strutturale, già sperimentato in una struttura consolidata, e che la Giunta regionale potrebbe applicare direttamente. Se ciò non avvenisse, il prezzo del latte nel 2018 potrebbe crollare, con il rischio di trovarlo a 40 o addirittura a 30 centesimi al litro».

Per il rappresentante di Italia Attiva è invece discutibile la soluzione proposta dalla Regione, con lo stanziamento di 14 milioni di euro inseriti in Finanziaria per il ritiro del pecorino Romano da distribuire agli indigenti, attraverso il bando Agea. I dati forniti evidenziano un’eccedenza di Romano corrispondente a 170mila quintali (100mila per il 2016 e 60 o 70mila stimati per il 2017), a fronte dei quali si ritirerebbe una quantità che non supera i 20mila quintali che non solo non risolverebbero il problema ma, al contrario, creerebbero aspettative fasulle che potrebbero complicare la situazione.

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