La Nuova Sardegna

L’appello dei vescovi per la pace

L’appello dei vescovi per la pace

Dalle diocesi isolane messaggi contro la violenza, la corruzione e il terrorismo

18 aprile 2017
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SASSARI. Non aver paura della croce e farsi portatori di pace è l’unica medicina indicata dai vescovi sardi per uscire dalla crisi e da uno scenario mondiale preoccupante. «Non serve chiudere gli occhi anche solo per un momento: il villaggio globale non lo permette», dicono i presuli. «Se guardiamo alla società – dice Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias – ai giovani e alle famiglie, all’economia e al mondo del lavoro, può capitarci di lasciarci imprigionare da un’atmosfera da sepolcro. Succede anche quando guardiamo a ciò che avviene nel mondo: corruzione, violenza, attentati terroristici, guerra». L’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, richiama l’attenzione sugli omicidi per furto e sul femminicidio: «La violenza di casa nostra, quella della porta accanto, per denaro o per delusione rabbiosa». «Anche nlla nostra Chiesa ci colpiscono i difetti – aggiunge monsignor Zedda –, i limiti e le inadempienze più che il bene, che pure non manca». I vescovi sardi non hanno dubbi nell’indicare le vie di fuga. Per prima cosa, risalire alle responsabilità personali: «Ci sforziamo di individuare le cause e i colpevoli dei mali, ma quasi mai – evidenzia monsignor Miglio – ci ricordiamo di cercare dentro di noi». «Abbiamo bisogno di risorgere – dice il nuorese Mosè Marcia – dalle povertà, dai limiti, dalle ansie, dalle delusioni». «Ascoltare la lezione della storia e della Bibbia – dice l'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna – per prendere coscienza del bisogno del braccio potente che liberò il popolo d'Israele dalla schiavitù dell’Egitto e che può liberarci dal male». «Perché – dice il vescovo di Lanusei, Antonello Mura – nessuna tomba e nessun buio, vissuti nella fede, sono definitivi». «Una Pasqua che illumina gli angoli oscuri della vita dei credenti – scrive il vescovo di Ales-Terralba, Roberto Carboni – e incoraggia nonostante dubbi e fatica». Comportamenti coerenti chiede invece il vescovo di Alghero, Mauro Morfino: «Ciò che ha a che fare con il male e falsa il rapporto con Dio è un’ ingiustizia che non potrà mai essere assunto dal cristiano come stile di vita». (ma.gi.)

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