La Nuova Sardegna

Delitti Orune e Nule, il pm: "Cubeddu a giudizio", ma il gup chiede altre prove

di Pier Luigi Piredda
Delitti Orune e Nule, il pm: "Cubeddu a giudizio", ma il gup chiede altre prove

La difesa sollecita verifiche sulla copertura telefonica. Decisione rinviata al 26 aprile

19 aprile 2017
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NUORO. Una tensione da tagliare a fette. Sguardi torvi, occhiatacce, parole pesanti fatte cadere come macigni su un silenzio carico di dolore. Lacrime. Non è un processo come gli altri, quello per l’omicidio di Gianluca Monni, 18 anni, di Orune, assassinato a fucilate la mattina dell’8 maggio 2015, e per la misteriosa scomparsa di Stefano Masala, 30 anni, di Nule, svanito nel nulla la sera del 7 maggio. Due giovani vite spezzate e altre due giovani vite sull’orlo del baratro: quella di Paolo Pinna, 18 anni, di Nule, già condannato a 20 anni (il massimo della pena) dal Tribunale dei minori, e quella del cugino Alberto Cubeddu, 21 anni, di Ozieri, sul quale pende la richiesta di rinvio a giudizio come esecutore materiale del delitto di Gianluca Monni e di concorso nel sequestro, omicidio e distruzione del cadavere di Stefano Masala.Intorno: giudici, avvocati, carabinieri, familiari e amici. A racchiudere questa tensione in una sintesi fin troppo chiara è stato il gup (giudice delle udienze preliminari) Claudio Cozzella che in apertura di udienza, dopo un frettoloso e quantomai opportuno trasferimento nella grande aula delle udienze penali, ha espresso chiaramente la sua posizione: «Nel Codice esiste il principio di presunzione dell’innocenza, questa udienza deve svolgersi nella massima serenità, altrimenti tutti fuori».

Il pm: a giudizio. Le porte si sono chiuse e l’udienza è cominciata. Il pubblico ministero Andrea Vacca, titolare dell’inchiesta, ha reiterato la richiesta di rinvio a giudizio per Alberto Cubeddu e anche per gli altri tre imputati: Alessandro Taras, 40 anni di Ozieri, Antonio Zappareddu, 26 anni, di Ozieri e Paolo Pinna, mentre è stata subito stralciata con rinvio al 27 giugno, la posizione di Francesco Pinna, 58 anni, di Nule, zio di Paolo, per un difetto di notifica al suo difensore, l’avvocato Agostinangelo Marras, dell’avviso di udienza preliminare.

La richiesta della difesa. Appena il pm ha concluso, in aula sono partiti i fuochi d’artificio, innescati dai difensori di Alberto Cubeddu, gli avvocati Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu. Rovelli ha parlato per quasi un’ora, ripercorrendo le varie fasi dell’inchiesta, sottolineando le incongruenze nei confronti del suo assistito e concludendo con una richiesta che ha spiazzato l’accusa: la mappatura dei ponti radio relativamente alla copertura telefonica, all’epoca dei fatti, dei cellulari di Alberto Cubeddu e del “supertestimone” Alessandro Taras, che con le sue rivelazioni relative all’incendio dell’auto di Masala incastrerebbe Alberto Cubeddu. Quella di Rovelli è stata un’arringa dura e appassionata, aperta però con una frase interamente dedicata alla distensione: «Non voglio assolutamente difendere Cubeddu dicendo che Stefano Masala è l’autore dell’omicidio Monni: non esiste. Chiedo invece che venga approfondita la veridicità delle dichiarazioni di Taras. Non è credibile. Ha detto bugie e attraverso la mappatura del telefonino si scopriranno molte cose scomode». «Questa richiesta – ha aggiunto l’avvocato Mattia Doneddu – l’abbiamo fatta più volte al pm, ma ci è stata sempre rigettata: perché?»

Le parti civili. Le repliche, durissime, delle parti civili, gli avvocati Rinaldo Lai, Antonello Cao, Margherita Baragliu per i Monni, e Caterina Zoroddu per i Masala, e dei difensori di Alessandro Taras, gli avvocati Sergio Milia e Maria Claudia Pinna, non si sono fatte attendere. Lo scontro in aula si è protratto per oltre due ore.

Il gup: istanza accolta. Dopo due ore di camera di consiglio, il gup Claudio Cozzella ha accolto l’istanza della difesa, ordinando al pm di mettere a disposizione entro 7 giorni i dati telefonici e aggiornando l’udienza a mercoledì 26 aprile. Il gup ha anche accolto l’istanza di incompetenza e disposto l’invio al tribunale di Sassari degli atti relativi ad Antonio Zappareddu e Alberto Cubeddu, imputati per detenzione e porto di armi, ritenendo che non c’è collegamento con gli omicidi.

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