La Nuova Sardegna

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Pistola giocattolo e paillettes, polemica sulla candidata sindaca del M5s a Oristano

di Enrico Carta
Patrizia "Colt" Cadau
Patrizia "Colt" Cadau

La vincitrice delle comunarie con appena 31 voti: «Non c’è nulla di male, è una foto scattata diversi anni fa Pensiamo ai problemi della nostra città»

22 aprile 2017
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ORISTANO. Pistole giocattolo e bikini, soprannomi e post sui social network. Un mix messo assieme dalla stampa nazionale per disegnare il quadretto col quale presentare all’universo mondo Patrizia Cadau. Dipinta così da giornali, siti internet e blog che hanno immediatamente frugato tra le foto del suo profilo Facebook, la candidata del Movimento 5 Stelle per le prossime comunali di Oristano incassa solidarietà e si scaglia contro quello che ritiene un attacco mediatico sessista.

La fresca vincitrice delle comunarie (31 voti contro i 28 della sfidante Lucia Tomasi) è stata indicata dal popolo pentastellato come la candidata su cui scommettere per conquistare Palazzo degli Scolopi. La stampa si è immediatamente affannata alla ricerca di dichiarazioni politiche, ma la ferrea legge grillina impone il silenzio in materia sino all’arrivo della certificazione ufficiale della candidata e della sua lista. Così ci si è concentrati sul personaggio Patrizia Cadau che del suo ritratto non ha gradito i tratti.

Di lei non sono stati dimenticati i post sulla mafia che frena lo sviluppo a Oristano la quale soggiacerebbe a una cappa imposta da cinque famiglie che ne controllano l’intera economia. Di lei non sono state ignorate le fotografie che la riprendono mentre si gode una giornata al mare o mentre si fa immortalare con una pistola giocattolo. Ma tutto ha una spiegazione: «Cinque anni fa mi è capitato di dover fare un’intervista per la pubblicazione del mio libro. Il reporter e la giornalista mi ribattezzarono Colt per la mia ironia, la satira e l’autenticità di parola. Una metafora insomma. Mi sono conciata così, con pailettes azzurre e per rendere meglio la metafora sono stata fornita di arma finta. Ho detto quello che dovevo dire, mi hanno fatto duemila scatti, il pezzo è uscito, e le foto, non avendo io il copyright, si trovano liberamente in rete. Detto questo, il problema di Oristano, non è come io passavo il mio tempo onestamente prima dei quarantanni. È invece com’è stata amministrata negli ultimi quarant’anni da gente che probabilmente non ha mai dovuto fare un intervista, ma che ha dimenticato di fare il proprio dovere in senso amministrativo e politico. Magari i giornalisti trovassero il tempo di occuparsi di quanto ladri, farabutti, volgari e penosi sono i cosiddetti politici esperti. Invece vado a vedere gli articoli e leggo un testo che ammicca a soprannomi piccanti, bum bum, hard boiled anni 40, sensuale. Con sei immagini a corredo».

La conclusione di Patrizia Cadau è: «Il materiale fotografico utilizzato, le parole, le frasi decontestuazlizzate e riferite a interviste precedenti relative alla mia attività di scrittrice o giornalista free lance e blogger in relazione alla novità del mio impegno istituzionale sono l'ennesima conferma di quanto sia difficile essere una donna nel nostro paese. Ho un titolo professionale, una laurea, e diversi impegni e battaglie sociali in cui mi sono spesa, anche a fianco dei meet up e per l’uguaglianza di genere». Sembrerebbe in mezzo alla tempesta e invece: «Sono serena. Io e la lista che mi sostiene aspettiamo lo sbroglio burocratico per la concessione del simbolo e non vediamo l'ora di poter iniziare la vera campagna elettorale. Sono sbalordita dalla campagna giornalistica sessista che fin dalle prime ore mi ha colpita».

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