La Nuova Sardegna

Legambiente attacca: stop al cemento pensate alle periferie

di Alessandra Sallemi
 Legambiente attacca: stop al cemento pensate alle periferie

Gli ecologisti: la Regione deve coinvolgere di più i Comuni E vengono citati gli esempi virtuosi di Posada e Chia

23 aprile 2017
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CAGLIARI. Nel 2006 la Sardegna fu la prima regione italiana a varare un piano paesaggistico che assegnava al paesaggio valori nobili, primo fra tutti quello identitario, fino a garantire alle coste una tutela che, ancora oggi, molte regioni italiane non hanno. Undici anni dopo, in occasione della Giornata della terra (ieri), Legambiente ha chiesto che la Sardegna torni alla ribalta nazionale sul tema del paesaggio affrontando, come impongono gli accordi di Parigi del 2015, i problemi provocati dai cambiamenti climatici che hanno fatto emergere in modo tragico gli errori commessi nella gestione della crescita edilizia. Ma ieri, alla Fondazione di Sardegna, Legambiente ha chiamato sindaci, funzionari pubblici e ambientalisti per ragionare anche su un ulteriore orizzonte: il paesaggio quale «risorsa per un nuovo modello di sviluppo». Il momento non è qualunque: in commissione urbanistica si discute la legge della giunta regionale che introduce aggiustamenti al piano paesaggistico vigente, in alcuni casi apprezzati in altri, invece, no (uno dei nodi è la possibilità di concedere agli alberghi sul mare di ampliare le cubature per realizzare servizi-allunga stagione). Nel dibattito coordinato dalla presidente di Legambiente Sardegna, Annalisa Columbu, hanno brillato le buone pratiche di alcuni comuni. Il sindaco di Posada, Roberto Tola, ha raccontato della scelta fatta nel piano urbanistico di portare via dall’alveo del fiume tutte le casette che agli abitanti era piaciuto costruire per andarci d’estate: quando l’alluvione portò due metri d’acqua, non ci furono vittime. La sindaca di Domusdemaria, Concetta Spada, ha illustrato il processo avviato nella comunità che comprende la splendida spiaggia di Chia per spazzare via un progetto di cementificazione da 900mila metri cubi di cemento a ridosso delle dune, e scegliere di restituire agli abitanti le terre vicine e lontane dal mare, con accorgimenti antispeculazione (come il divieto di frazionare i lotti delle zone agricole salvo si tratti di eredità familiari, da dimostrare). Alla popolazione è stato chiesto in quali singoli beni si riconoscesse, una volta identificati, «con una delibera - ha detto Spada - abbiamo allargato l’idea di bene identitario anche al paesaggio attorno creando beni identitari complessi, il 21 gennaio scorso quando la mareggiata ha fatto emergere la necropoli punica abbiamo avuto la conferma di averci visto giusto».

Il vice presidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini: «In Sardegna esistono ancora troppe brutte periferie urbane, la sfida è riqualificare questi tessuti, con qualità e innovazione energetica». Vincenzo Tiana figura storica di Legambiente: «Noi chiediamo che la legge rafforzi il piano paesaggistico eliminando tutte le possibilità di deroghe, chiediamo che completi le politiche paesaggistiche per le zone interne , chiediamo che vista la complessità dei problemi la Regione crei un laboratorio di urbanistica partecipata allargato ai comuni»

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