La Nuova Sardegna

La battaglia del riso tra i coltivatori e i fenicotteri golosi 

di Michela Cuccu
La battaglia del riso tra i coltivatori e i fenicotteri golosi 

Gli uccelli affamati dalla siccità distruggono i germogli Gli agricoltori costretti a organizzare le ronde per cacciarli

26 maggio 2017
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ORISTANO. Da giorni nessuno di loro va più a dormire, costretti a far le ronde per scacciare via i fenicotteri che, ogni sera, all’imbrunire, prendono letteralmente d’assalto le risaie. Hanno fame i grandi volatili africani: attirati dal luccichio riflesso dell’acqua (le risaie in questo periodo, di semina, sono allagate) planano sui campi. I risicoltori raccontano che i fenicotteri provocano danni enormi, calpestano il terreno con le loro grandi zampe, lo rovistano con il becco. Il terreno, argilloso, con il peso di centinaia di animali che di volta in volta si fermano sulle “caselle” allagate, diventa come cemento. E non nasce più nulla, nemmeno le erbe infestanti. «Hanno l’effetto di un rullo compressore, i fenicotteri che vengono qui a cercare da mangiare, ma noi non possiamo permettere che ci rovinino le coltivazioni, non ora che stiamo seminando. Perciò li scacciamo via come possiamo, spaventandoli con i fari delle macchine, facendo rumore. Ma è una lotta impari: loro sono affamati e lo stomaco vuoto, comanda. Ormai non si spaventano più di tanto: al massimo si spostano da una casella all’altra e noi dietro, a correre da una parte all’altra, per tutta la notte». È il racconto di Corrado Sanna, risicoltore ma anche il presidente provinciale di Confagricoltura.
Appello alla Regione. Sanna, per conto della sua organizzazione cui aderisce buona parte dei risicoltori oristanesi, ha presentato una richiesta ufficiale alla Regione, per trovare una soluzione alla presenza massiccia dei fenicotteri rosa che stanno letteralmente mettendo sotto scacco una delle eccellenze dell’agricoltura locale. Le risaie, appunto, che a quanto pare, si sono trasformate nella dispensa dei fenicotteri. «Se si spostano in risaia è perché non trovano cibo altrove, in particolare negli stagni dove loro abitualmente vivono», spiega Sanna che non ha nessuna intenzione di passare per uno spietato antiambientalista.
Emergenza. «I fenicotteri ci sono tutto l’anno – precisa – in risaia in genere, arrivavano quando gli stagni si erano prosciugati, ad agosto. Ma in quel periodo per il riso, che ormai è cresciuto, la presenza degli uccelli selvatici non è un problema. Al contrario, adesso, il riso non fa nemmeno in tempo a germogliare. I danni – prosegue – per noi sarebbero enormi: quando si spostano sono a centinaia, sono capaci, in una notte, di devastare ettari di colture e francamente, questo è un lusso che non ci possiamo permettere».
Le ronde. Così da settimane, i risicoltori di Oristano, Simaxis, Cabras, Tramatza e Zeddiani la notte devono stare svegli e si organizzano in ronde per cercare di cacciar via gli uccelli. Una veglia forzata che durerà una quarantina di giorni, il tempo di far sviluppare le piantine del riso. Secondo gli agricoltori, la transumanza dei fenicotteri sarebbe stata determinata dalla siccità. «Di pioggia ne è caduta ben poca, men che meno in questa primavera straordinariamente calda e secca – spiega Sanna – gli stagni si sono prosciugati. Al esempio, Sal’e porcus, nel Sinis, ormai è tutto asciutto. Senza l’acqua non ci sono nemmeno i piccoli crostacei di cui si cibano i fenicotteri che così, a ogni tramonto, si spostano fino alle risaie». I risicoltori hanno chiesto che la Regione faccia intervenire esperti ornitologi affinché facciano uno studio che consenta di trattenere i fenicotteri nei loro habitat.
Soluzioni. Per ora i risicoltori hanno trovato ascolto nel sindaco di Oristano, Guido Tendas, che ha inviato una nota alla Regione. «Le soluzioni possibili che ci sono state suggerite da esperti che abbiamo contattato – spiega il presidente di Confagricoltura – passano attraverso nuovi apporti d’acqua negli stagni prosciugati e per questo, ci vorrebbe l’intervento del Consorzio di Bonifica. Contemporaneamente si dovrebbe ricostituire la pastura: insettini e minuscoli crostacei così che i fenicotteri non sarebbero più spinti dalla fame a spostarsi verso le risaie. Ne più ne meno di come si fa con tutte le specie selvatiche protette. Ma bisogna fare in fretta – conclude Corrado Sanna – altrimenti le nostre colture saranno definitivamente compromesse».
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