La Nuova Sardegna

l’intervista »elisabetta falchi

di Claudio Zoccheddu
l’intervista »elisabetta falchi

SASSARI. L’ex assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, è stata eletta nella giunta nazionale di Confagricoltura con il ruolo di vice presidente nazionale. L’imprenditrice agricola di Oristano...

30 maggio 2017
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SASSARI. L’ex assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, è stata eletta nella giunta nazionale di Confagricoltura con il ruolo di vice presidente nazionale. L’imprenditrice agricola di Oristano si occuperà del Centro Italia senza dimenticare l’impegno politico nell’isola e il lavoro svolto per sostenere le imprese agricole sarde.
Quali sono i punti di forza e quali le debolezze del sistema agricolo sardo?
«Qualche mese fa lo spot di un celebre marchio di moda esaltava il nostro ambiente incontaminato, mettendolo in correlazione con la longevità e la qualità della vita. Abbiamo produzioni uniche per qualità e genuinità, che possono ambire ad avere spazio sul mercato. Oggi questo è in parte già realtà, con la presenza di aziende di grande valore, ma occorre proseguire con costanza nello sforzo di estendere le produzioni di qualità all’intero sistema produttivo. I punti di debolezza sono strutturali: la piccola dimensione media aziendale, la ancora insufficiente capacità di cooperazione, le difficoltà al riconoscimento della qualità dei prodotti agricoli che svilisce il loro valore commerciale, le difficoltà di accesso al credito e, per la Sardegna, la questione dei trasporti che è un limite rilevante nella capacità di competitività e penetrazione dei mercati».
Come può essere migliorata l’imprenditoria agricola sarda?
«Serve maggiore cooperazione e aggregazione tra le imprese, proprio per superare la limitazione alla crescita. In particolare è necessario per quei prodotti che possono trovare una collocazione nei mercati, che vanno però soddisfatti con garanzie di continuità e qualità attestate da costosi processi di certificazione e tracciabilità che possono essere sostenuti solo da aziende strutturate e forti».
Donne e agricoltura, un binomio in crescita?
«In questi anni sta avvenendo un riassetto profondo del settore agricolo. L’anno scorso il numero delle aziende agricole condotte da donne è rimasto invariato, mentre le altre sono diminuite del 29%. Ma il dato significativo è quello della crescita del 5% delle aziende agricole condotte da donne under 35. Dunque le aziende agricole al femminile crescono, sono più dinamiche e sanno fronteggiare meglio la sfida della competitività. Se, a livello nazionale, la quota rosa delle imprese agricole è di circa il 29%, in Sardegna è poco più del 23%: in una società tradizionalmente matriarcale come la nostra, le donne possono avere più importanza anche nel mondo agricolo».
Chilometro zero e filiera corta sono il futuro delle produzioni?
«Io credo che la sfida del futuro per le nostre imprese sia conquistare e affermarsi nel mercato globale. È vero che in Sardegna, troppo spesso, i consumatori scelgono prodotti importati, quindi promuovere la filiera corta e il chilometro 0 può contribuire a valorizzare la crescita del bacino locale. In questo senso abbiamo avuto esperienze molto positive con i progetti ideati dall’amministrazione regionale in collaborazione con le mense scolastiche del medio campidano. Inoltre il chilometro 0 deve essere promosso per sfruttare la vetrina offerta da alberghi e ristoranti durante la stagione turistica: il turista potrebbe così scoprire le nostre eccellenze enogastronomiche».
Quali sono le colture più redditizie e quali le più adatte al territorio sardo?
«Abbiamo un clima particolarmente favorevole che consente a diverse colture di raggiungere massimi livelli produttivi e altissime qualità organolettiche. Penso in particolare all’ortofrutta: il nostro pomodoro da industria è considerato tra i migliori al mondo ma si coltiva su superfici sempre minori, o ancora le coltivazioni del carciofo spinoso sardo conosciuto e apprezzato».
Prezzo del latte e pecorino romano: lei ha ideato l’organizzazione interprofessionale (Oilos), sta operando come si augurava ?
«Sull’Oilos occorre una premessa: l’allevamento ovino è l’unico motore dell’economia delle aeree interne. Il rilancio di queste zone e l’inversione della tendenza allo spopolamento dipendono dalla stabilizzazione di questo comparto. Senza un’equa remunerazione del latte ovino e caprino non c‘è politica per le aeree interne che possa avere successo. Ecco, l’Oilos è l’ultima occasione per il comparto ovino e senza stabilità del prezzo del latte le aziende non investono e non si ammodernano. Al momento mi risulta che sia un po’ in stallo e raccomando alla politica di non lasciare Oilos da solo. Ci sono voluti due anni di grande impegno per crearla e ci vorrà tempo per renderla pienamente operativa perché ci sono troppi anni di conflitti da superare. Ma la politica deve continuare il ruolo di supporto, animazione e mediazione. Senza questa presenza Oilos rischia di essere sopraffatta dalle vecchie logiche. I 14 milioni stanziati nella finanziaria regionale sono la prima sfida, ma non si può affidare tutto a Oilos che, se funzionerà come mi auguro, sarà uno strumento di governo delle produzioni e dunque dei prezzi ma anche un volano per la promozione e l’innovazione».
Come giudica l’esperienza in Regione?
«La valuto in modo positivo, soprattutto sotto alcuni aspetti. Come assessore all’Agricoltura ho potuto battermi perché la Sardegna e gli imprenditori sardi ottenessero quanto gli spettava ma che non sempre ottenevano. In questo senso la Corte dei Conti ha apprezzato e riconosciuto formalmente il lavoro che ho svolto. Per quanto riguarda la parte politica , ritengo che la politica e i partiti dovrebbero fare un passo indietro rispetto agli interessi collettivi della Sardegna. Solo in questo modo possiamo recuperare quei margini di benessere e sviluppo che si sono assottigliati e ci portano ad essere una tra ultime regioni d’Italia».
Avrebbe proseguito l’attività politica per completare il lavoro avviato?
«Ho svolto il mio ruolo con passione, impegno e tenacia per provare a dare alla Sardegna quello che le spetta ed un futuro migliore. Non è stato facile decidere di rassegnare le dimissioni, ma non ho avuto pentimenti perché è stata una scelta logica, coerente e condivisa con il partito dei Rossomori che mi ha proposto come assessore. Per noi non c’erano più i presupposti politici per continuare a lavorare nella coalizione di governo. Certo, mi dispiace moltissimo non aver potuto perseguire gli altri obiettivi a favore dell’agricoltura e della pesca che mi ero prefissata di raggiungere».
Adesso ricopre un ruolo importante in Confagricoltura. Cosa farà per l'agricoltura sarda?
«Voglio proseguire quanto ho svolto da assessore regionale e seguire da vicino i comparti strategici dell’agricoltura sarda: l’ovino, l’ortofrutta e la cerealicoltura. Vorrei farmi portatrice delle istanze delle imprese agricole sarde soprattutto in relazione ai focus dell’attività di Confagricoltura in un momento particolare per l’agricoltura italiana: semplificazione, innovazione e aumento della competitività delle imprese».

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