La Nuova Sardegna

Progetto Garanzia giovani oltre 5mila nuovi occupati 

Progetto Garanzia giovani oltre 5mila nuovi occupati 

La Regione tira le somme del Piano: crescono i contratti a tempo indeterminato Pigliaru: un successo perché abbiamo scelto di andare oltre l’assistenzialismo

31 maggio 2017
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CAGLIARI . Politiche passive e politiche attive per il lavoro: qual è la differenza? È la stessa che c’è fra il subire in silenzio un presente difficile, amaro, senza stipendio, oppure credere che comunque ci sia una seconda possibilità per tutti. O meglio ancora è la differenza che c’è fra i 220 milioni anticipati dalla Regione, in un anno, per pagare gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione di una volta, e i 22 milioni con cui invece ha finanziato tre progetti virtuosi – a sostenerlo sono l’assessorato al lavoro e la sua agenzia regionale, l’Aspal – pare non solo sulla carta: garanzia giovani, flexicurity e contratto di reinserimento. Solo che i primi 220 milioni sono finiti nel pozzo senza fine dell’assistenza, certo dovuta ma con poche prospettive, mentre gli altri, in poco più di un anno, hanno riportato sulla retta via, quella di un possibile lavoro, giovani e meno giovani da troppo tempo sfiduciati, ex operai scavalcati dalla storia e con in tasca solo la licenza media o ancora chi una volta licenziato si è sentito inutile.
Per scriverla tutta e in estrema sintesi quei 220 milioni di fatto non hanno prodotto nulla, sono serviti solo e giustamente a far galleggiare nella sopravvivenza un bel po’ di gente, mentre gli altri milioni, erano appena 22 milioni va ricordato, hanno permesso a 51mila giovani dai 15 ai 20 anni su una platea possibile intorno ai 83mila di non trasformarsi in fantasmi, a 1.421 lavoratori in mobilità su 2.708 di rendersi conto che sono ancora una risorsa, a 3.082 ex dipendenti sui 4.821 esclusi persino dagli ammortizzatori sociali di riqualificarsi e poi essere riassunti.
«Sono proprio queste le politiche attive del lavoro», ha detto il governatore Francesco Pigliaru nel presentare un censimento dettagliato di quali sono stati gli effetti dei tre progetti. «La giunta ha scelto di andare oltre l’assistenzialismo, abbiamo superato le diffidenze che c’erano da parte dei sindacati e delle imprese, siamo stati anche più convincenti del governo da cui ci saremmo aspettati maggiore partecipazione e alla fine abbiamo riavvicinato la domanda all’offerta, le aziende ai lavoratori». Con risultati soddisfacenti, è stato il commento dell’assessore al lavoro Virginia Mura: «Chi ha partecipato ai progetti garanzia giovani, flexicurity e contratto di ricollocazione ha sfruttato al meglio le opportunità che ha avuto fra corsi, tirocini e altri tipi di contatti con le imprese». Fino a tal punto che oltre la metà dei giovani, poco più di 15mila, iscritti al progetto «garanzia» ad aprile era ancora sotto contratto e fra loro oltre 5mila è stato assunto anche a tempo indeterminato. Oppure fra i lavoratori in mobilità iscritti all’esperimento flexicurity i piani di reinserimento sono stati un migliaio, mentre ben il 43 per cento dei fuoriusciti dagli ammortizzatori sociali ha firmato dopo i tirocini un contratto oppure, grazie al microcredito, alcuni di loro sono diventati imprenditori e non più dipendenti.
Secondo il direttore generale dell’Agenzia regionale per il lavoro, Massimo Temussi, «l’adesione ai progetti ha aumentato di sicuro la possibilità che le pratiche andassero a buon fine, con almeno un 10 per cento di occupati in più rispetto a chi invece non ha partecipato. Tra l’altro in questi progetti ad aver avuto un ruolo decisivo di collegamento sono stati gli ex Centri per l’impiego».. Finora i dati degli esperimenti sono positivi e anche certificati, come quelli delle assunzioni, da due agenzie indipendenti. «È la conferma – ha concluso Francesco Pigliaru – che è questa strada maestra con cui possiamo evitare di lasciare indietro chi oggi s’è autoescluso, è escluso o emarginato dal mercato del lavoro». (ua)
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