La Nuova Sardegna

I 29 comuni sardi dove nessuno compra più casa

Luca Rojch
Uno scorcio di Olzai (foto di Giangavino Murgia)
Uno scorcio di Olzai (foto di Giangavino Murgia)

Hanno da 150 a 1.600 abitanti, nel 2016 non ci sono state transazioni, vanno verso lo spopolamento

04 giugno 2017
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SASSARI. Comuni a economia immobiliare zero. In cui nessuno vende o compra casa. In Sardegna ci sono 29 paesi dove il mercato delle abitazioni non esiste, nel 2016 non è stata fatta nessuna transazione, come certifica l'Agenzia delle Entrate. E se il mattone è l'elemento base della solidità dell'economia di una comunità, lo zero non sembra essere un pessimo segnale per la vitalità di questi centri.

L'identikit. Si può fare un identikit di questi centri. Stessi cromosomi, stesse patologie. Sono comuni dell'interno, lontani dalla costa. Tutti subiscono un processo di spopolamento. Più accentuato a Semestene, Ussassai, Morgongiori e Nughedu Santa Vittoria. Fanno parte della black list dei centri che spariranno entro i prossimi 30 anni. Ma anche gli altri comuni subiscono la stessa emorragia di residenti. L'assenza di un qualsiasi segno di compravendita di case sembra un altro tassello di questo processo di smantellamento della comunità. Se è facile spiegare perché in piccoli centri come Bidonì, 145 abitanti, Tadasuni, 152, o Semestene, 157, nessuno nel 2016 è andato dal notaio per comprare o vendere una casa, è molto più preoccupante per i centri come Ovodda che contano 1620 residenti.

L'elenco. La lista dei Comuni a economia immobiliare zero è uno spaccato della Sardegna che arranca. Centri in cui lo Stato chiude in modo progressivo i servizi: scuole, uffici pubblici, poste, caserme. Tre sono nella ex provincia di Cagliari: Genuri, Segariu e Turri. E due in quella di Sassari: Semestene ed Esporlatu. In provincia di Nuoro sono Birori, Bortigali, Loculi, Lodine, Lula, Noragugume, Ollolai, Olzai, Onani, Ovodda, Tinnura, Ussassai. Nell'Oristanese: Bidonì, Gonnoscodina, Mogorella, Morgongiori, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Nureci, Pompu, Sennariolo, Tadasuni, Curcuris, Siapiccia.

Le reazioni. Il presidente dell'Anci Emiliano Deiana dà una lettura attenta al fenomeno. «È un altro campanello d'allarme che arriva dai centri dell'interno dell'isola - spiega Deiana -. Un segnale che ci deve preoccupare molto. Se nessuno vuole acquistare case in aree dell'isola in cui c'è una grande disponibilità dobbiamo iniziare a riflettere su potenti correttivi al fenomeno dello spopolamento dei centri dell'interno. È chiaro che anche questo è un elemento di questo processo. Ed è evidente che deve essere affrontato come tale. In Gallura portiamo avanti un progetto che a mio modo di vedere può essere esteso a tutta la Sardegna. Una rete che metta in collegamento chi vuole vendere casa con chi la vuole acquistare. Ma non vogliamo fare l'agenzia immobiliare. È evidente che il nostro ruolo deve essere istituzionale, di stimolo e di controllo».Ma anche il sindaco di Ovodda Cristina Sedda ha una sua lettura del fenomeno. «Sono sorpresa, ma forse la spiegazione nel nostro caso è più semplice - afferma -. È vero il nostro comune subisce un processo di spopolamento, ma è molto più lento rispetto agli altri centri. Qua si ha più l'abitudine a costruirsi la casa da zero, sul terreno di famiglia. E chi ha una casa la mantiene e la custodisce in modo geloso. La spiegazione del fenomeno può anche essere questa, ma certo non possiamo dimenticare che noi abbiamo le stesse difficoltà che vivono tutti i comuni dell'interno della Sardegna».©RIPRODUZIONE RISERVATA

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