La Nuova Sardegna

Fuori dai ballottaggi l’ex guru M5s Paolo Becchi attacca «È Grillo lo sconfitto»

di Alessandro Pirina
Fuori dai ballottaggi l’ex guru M5s Paolo Becchi attacca «È Grillo lo sconfitto»

Il filosofo a Sassari: puniti perché amministrano male Delusione tra i 5 stelle sardi: speravamo di andare meglio

14 giugno 2017
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SASSARI. Il Movimento 5 stelle fuori dai giochi. Nell’isola niente ballottaggi per i grillini, fermi a diverse lunghezze di distanza da centrodestra e centrosinistra. Un risultato magrissimo che fa seguito alla scelta di presentarsi in soli due comuni su 64. Il Movimento era in corsa solo a Oristano e Selargius, mentre ad Arzachena i grillini non erano riusciti a fare sintesi e avevano rinunciato alla lista. A Oristano la candidata Patrizia Cadau ha superato di poco il 7 per cento ed è arrivata ultima nella corsa verso Palazzo degli Scolopi. A Selargius l’aspirante sindaca Valeria Puddu è andata leggermente meglio, toccando quota 12, ma contro i due avversari di centrodestra e centrosinistra non c’è stata partita. Un flop elettorale ammesso sottovoce anche dagli stessi 5 stelle isolani. L’ex guru. A urlare che si tratta di una debacle è invece Paolo Becchi, il filosofo genovese che ha abbandonato polemicamente il Movimento, in questi giorni a Sassari impegnato in una commissione di esame. «Grillo dice che non ha perso? Come al solito non vuole riconoscere ed elaborare la sconfitta. Solo così potrebbe ripartire, altrimenti sarà difficile invertire la discesa». Per l’ex guru il declino a 5 stelle è iniziato con la morte di Gianroberto Casaleggio. «Pancia e testa sono di solito nella stessa persona, ma non nel Movimento, dove appartenevano a due persone diverse, Casaleggio e Grillo. Oggi al Movimento è rimasta solo la pancia. E la testa non può essere di certo quella di Di Maio». Becchi non salva nessuno dei 5 stelle. «Ho scritto un libro sui comuni da loro amministrati: non ne funziona neanche uno. O meglio l’unico era a Parma, ma Pizzarotti non è più 5 stelle e gli elettori lo hanno premiato». Ma per l’ex guru più di Parma a fare male a Grillo è la debacle di Genova. «Una vittoria nella sua città, da sempre guidata dalla sinistra, sarebbe stata ancora più importante di Roma. Tutta la campagna era incentrata su Genova. Invece ha spaccato il Movimento in tre e ora è lui il grande sconfitto». E la Sardegna? «Qui il Movimento era fortissimo, ma i suoi esponenti migliori sono andati via. Vedi Porto Torres e Assemini. Il futuro dell’isola saranno liste civiche e indipendentiste che potranno accogliere tutti quelli che finora votavano per il M5s».

Effetto Martinez. Quelle liste civiche che per il senatore Roberto Cotti sono all’origine della frenata del Movimento in Sardegna. «Il risultato non mi ha sorpreso più di tanto, è ormai risaputo che alle comunali i 5 stelle hanno maggiori difficoltà ad affermarsi. Ma a Oristano siamo stati penalizzati anche dalla valanga di liste civiche presenti. In particolare quelle di Filippo Martinez, che si è posto rispetto ai partiti tradizionali in una maniera molto simile alla nostra. Nell’area che si contrappone ai partiti oggi c’è molta più concorrenza. Le comunali comunque non possono essere paragonate a elezioni di altro livello». Sul risultato Cotti non crede abbia influito il tentativo di accordo tra Grillo, Renzi e Berlusconi. «Io a quel tavolo non mi ci sarei mai seduto, ma non credo che la gente vada a votare per il sindaco pensando alle leggi elettorali».

Percentuali. Anche Mario Puddu, sindaco di Assemini, il primo grillino a conquistare un Comune nell’isola nel 2013, ammette un po’ di delusione. «Io non amo quei politici che dicono che va sempre bene – dice –. Avere qualche punto percentuale in più non ci sarebbe dispiaciuto. Ma se non bisogna esaltarsi quando i sondaggi dicono che abbiamo 5 punti in più del Pd, non dobbiamo deprimerci quando le cose vanno meno bene. Il Movimento 5 stelle è molto forte in Sardegna come movimento di opinione, ma non sempre si riesce a tramutare questo in una forza alle amministrative. Nel territorio bisogna esserci». Questione di candidati, dunque? «Non è facile dirlo. Ogni città esprime quello che ritiene il candidato migliore».

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